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giovedì 19 settembre 2024
 
I DATI
 

Fede, coscienza, culto: 1 Paese su 3 calpesta la libertà religiosa

20/04/2021  Presentato il Rapporto di Aiuto alla Chiesa che soffre. Il 67% della popolazione mondiale (5,2 miliardi) vive in 62 Paesi in cui si verificano gravi discriminazioni (così in 36 Stati) o si registrano vere e proprie persecuzioni (26 Nazioni). Una situazione aggravata dal Covid-19 e dal progressivo cybercontrollo delle minoranze. Nella mappa delle violazioni: Cina, India, Pakistan e tanta Africa

La mappa del XV Rapporto di Acs. Sopra, nell'immagine d'archivio: un cristiano iracheno mostra la testa mozzata della statua del Sacro Cuore di Gesù, decapitata dall’Isis nella chiesa di Mar Addai, a Karemles, nella Piana di Ninive, in Iraq.
La mappa del XV Rapporto di Acs. Sopra, nell'immagine d'archivio: un cristiano iracheno mostra la testa mozzata della statua del Sacro Cuore di Gesù, decapitata dall’Isis nella chiesa di Mar Addai, a Karemles, nella Piana di Ninive, in Iraq.

Nel 31,6 per cento dei Paesi Dio è messo al bando o "piegato" a interessi di parte. Accade soprattutto in Asia e in Africa, dove vivono circa due terzi della popolazione del pianeta. È quanto emerge dal Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre. La ricerca documenta come dei 196 Paesi presenti sulla Terra, ben 62 registrino violazioni della libertà di coscienza, di fede e di culto. Per 36 Stati, a voler essere precisi, si parla di discriminazioni più o meno gravi; per 26, di persecuzioni vere e proprie. Il numero di persone che vivono in queste Nazioni sfiora i 5,2 miliardi, poiché tra i peggiori trasgressori vi sono alcune dei Paesi più popolosi del mondo: Cina, India, Pakistan, Bangladesh e Nigeria. Nell'ultimo anno si sono registrate anche discriminazioni per le minoranze negli aiuti per la pandemia da Covid-19. Si osserva poi in alcuni Paesi una escalation delle violenze sessuali come "arma" per la conversione. La minaccia jihadista lascia gli Stati dove l'Isis è nata e ha prosperato (Siria e Iraq, in primo luogo) e si sposta soprattutto in Africa ma anche in altre aree del mondo con «lo scopo di creare un sedicente califfato transcontinentale», ha detto il direttore di Acs-Italia, Alessandro Monteduro. «Nove Paesi per la prima volta si sono aggiunti alla lista: sette in Africa (Burkina Faso, Camerun, Ciad, Comore, Repubblica Democratica del Congo, Mali e Mozambico) e due in Asia (Malesia e Sri Lanka)»,  ha spiegato Monteduro. «La causa principale è la progressiva radicalizzazione del continente africano, specie nelle aree sub-sahariana e orientale, dove la presenza di gruppi jihadisti è notevolmente aumentata. Questa radicalizzazione non si limita tuttavia all'Africa. Il Rapporto 2021 di Acs sulla libertà religiosa nel mondo descrive il consolidamento di un network islamista transnazionale che si estende dal Mali al Mozambico, dalle Comore nell'Oceano Indiano alle Filippine nel Mar Cinese Meridionale, il cui scopo è creare un sedicente califfato transcontinentale»

Karachi, Pakistan: manifestazione contro le discriminazioni a danno delle minoranze religiose. La foto è dell'agenzia Reuters.
Karachi, Pakistan: manifestazione contro le discriminazioni a danno delle minoranze religiose. La foto è dell'agenzia Reuters.

Il Rapporto evidenzia poi una nuova frontiera: l’abuso della tecnologia digitale, delle cyber networks, della sorveglianza di massa basata sull’intelligenza artificiale (AI) e sulla tecnologia del riconoscimento facciale per assicurare un maggiore controllo con finalità discriminatorie. Questo fenomeno è evidente soprattutto in Cina, dove il Partito comunista sta reprimendo i gruppi religiosi con l’ausilio di 626 milioni di telecamere di sorveglianza con tecnologia AI e con l’aiuto dei sensori degli smartphone. Anche i gruppi jihadisti stanno impiegando la tecnologia digitale per favorire la radicalizzazione e per il reclutamento di nuovi terroristi. 

In 42 Paesi  (il 21% del totale), abbandonare o cambiare la propria religione può determinare gravi conseguenze legali e/o sociali, con uno spettro di possibili conseguenze che va dall’ostracismo familiare alla pena di morte. La ricerca di ACS denuncia anche l’incremento della violenza sessuale impiegata come un’arma contro le minoranze religiose, in particolare i crimini contro donne adulte e minorenni le quali vengono rapite, violentate e costrette a ripudiare la loro fede per abbracciare coattivamente quella maggioritaria.   

In ultimo, una precisione e una nota di speranza. La precisione, ove ci fosse bisogno, è che le violazioni della librtà religiosa non colpiscono solo i cristiani, ma anche i musulmani e altre fedi. Nel Rapporto si analizzano, tra gli altri, i casi degli Uiguri  (in Cina) e dei Rohingya  (in Myanmar, l'0ex Birmania). La nota di speranza, infine, tra linfa da tre importanti iniziative compiute da papa Francesco che hanno contribuito a rafforzare il dialogo interreligioso. Il Pontefice ha infatti cofirmato la dichiarazione sulla Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune con il Grande Imam Ahamad Al-Tayyib di Al-Azhar, leader del mondo musulmano sunnita (4 febbraio 2019); celebrato la prima Messa cattolica in assoluto nella Penisola arabica (5 febbraio 2019); visitato per la prima volta un Paese a maggioranza sciita, l’Iraq (5-8 marzo 2021).

 
 
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