A Roma in un processo in rito abbreviato a un cliente per un giro di prostituzione minorile (condannato a due anni, senza attenuanti generiche) la giudice Paola Di Nicola, accanto alla liquidazione dei danni materiali alla vittima in 1.000 euro, ha scelto una soluzione inedita riguardo al risarcimento dei danni morali: il condannato, riferisce il Corriere della Sera, non dovrà darle soldi per questo ma dovrà comprarle una trentina di libri di donne e sulle donne, da Emily Dickinson a Oriana Fallaci, passando per Anna Frank, Anna Arendt, Natalia Ginzburg e poi storia, sociologia, antropologia.
Solo quando arriveranno le motivazioni sapremo con certezza che cosa ha spinto questa giudice ad optare per l'insolito risarcimento. Probabilmente la decisione ha a che fare con il quadro che si ritrova nelle motivazioni dell’altro troncone del processo con rito ordinario già giunto in appello con numerose condanne (tra cui 9 anni e 4 mesi all’organizzatore, 7 anni la madre di una delle ragazze coinvolte). Un quadro che il giudice Costantino De Robbio descrive come: «micidiale incrocio di vulnerabilità e di assenza di valori», con ragazzine «lasciatesi coinvolgere senza alcuna remora, avendo di mira solo guadagni facili con una evidente incapacità di rendersi conto di quello che stavano facendo».
Quale che sia la motivazione che vedremo, sia che la giudice Di Nicola abbia pensato che altro denaro non fosse la soluzione, sia che abbia pensato di aiutare la ragazza a comprendere così che il danno più grave subito fosse quello alla propria dignità di giovanissima donna, l’aspetto interessante di questa sentenza sono i libri a risarcimento.
Non è la prima volta infatti che dei libri entrano come strumento di educazione in un processo che riguarda minori: ma fin qui è capitato soltanto che il libro da leggere fosse la “condanna”, la pena alternativa. Col rischio collaterale, come sottolineava una volta la scrittrice Paola Mastrocola, di trasformare nell’immaginario l’oggetto libro in una punizione, rendendo di fatto alla lettura e alla riflessione un cattivo servizio. Stavolta s’è fatto un passo in una direzione diversa che merita di essere sottolineato: in un processo da cui emerge inconsapevolezza e un contesto di disvalori, che coinvolgono la vittima che pure rimane tale, si dà al libro un valore di risarcimento.
Passa il messaggio che il libro come strumento di cultura è una cosa preziosa che ti viene data per darti la possibilità di ricostruire qualcosa che non si vende e non si compra ma che qualcuno ti ha portato via facendoti del male e approfittando della tua fragilità. Che faccia scuola o meno, un bel messaggio.