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domenica 16 marzo 2025
 
 

Chi era Flavia Franzoni la moglie di Romano Prodi

15/06/2023  Una grande donna che stava, non dietro, ma accanto a un grande uomo. Lo scopriamo direttamente dalle sue parole che narrano ricordi, pensieri e quotidianità nel libro Insieme in cui raccontava, nel 2005, tutto di una unione caratterizzata dal vivere con semplicità una vita di successi

«“Insieme” è la parola e il concetto che più ricorre in queste pagine. Si riferisce a noi che abbiamo scritto un libro a doppia firma dopo una vita di esperienze comuni. Si riferisce alla grande famiglia in cui ci siamo trovati a vivere. Si riferisce alle esperienze vissute in comune con i tanti compagni di scuola, di parrocchia, di lavoro o, semplicemente, di vacanze.» così scriveva Flavia Franzoni, nel libro Insieme  (San Paolo) del 2005 . Un testo il cui fine era proprio quello di dare un’idea di famiglia, di ruolo e di impegno femminile che potesse raccontare la donna e la coppia al tempo stesso.

È firmato a quattro mani, ma appare chiaro che la voce conduttrice sia proprio la sua, quella della compagna di vita di Romano Prodi, recentemente scomparsa, capace in queste pagine di raccontare progetti, pensieri e valori di una moglie e di un marito più che mai in sintonia. E anche se apparentemente non si parla di sentimenti, questi, pur nell’understatement che caratterizza la famiglia Prodi, sono sicuramente il cemento che li ha tenuti uniti per oltre 54 anni di vita insieme.

Per capire chi era la componente femminile di questa felice unione, ecco direttamente le sue parole: «Scrivere questo libro mi ha costretto a ricordare e a mettere in ordine tanti eventi e tanti pensieri. È proprio vero che la vita delle donne è fatta di una molteplicità di “pezzetti” molto diversi tra loro (che riguardano famiglia, lavoro, partecipazione alla vita della propria comunità) cuciti insieme, un po’ come un “patchwork”, insomma. Nella stessa giornata si passa da un software all’altro (cioè si deve cambiare il sistema di riferimento delle cose che stai facendo) tantissime volte: far lezione per alcune ore, un po’ di spesa e qualche lavoro casalingo, andare a parlare con gli insegnanti dei figli, accompagnare una nonna dal medico, partecipare a una riunione in parrocchia e poi anche (nel mio caso) andare a una cena ufficiale con ospiti stranieri e parlare una lingua diversa. In tutto questo, però, c’è sempre qualche cosa che prevale e che piace di più. Per me è “insegnare”, perché mi piace comunicare quello che so e quello che penso, sperando di convincere i miei interlocutori».

Insomma, Flavia Franzoni è sicuramente una grande donna che sta, non dietro, ma accanto a un grande uomo e che in queste pagine racconta la loro vita partendo dalle famiglie d’origine, dalla formazione e dagli studi universitari, dall’educazione dei figli e dalla gioia di aver creato una famiglia numerosa aperta e accogliente. E di aver mantenuto intatto il rapporto con Bologna, una piccola città, dove  crescere i figli fosse comunque più semplice che altrove.

«Bologna significa sicurezza e assoluta naturalezza nei rapporti con le persone.  Anche per tutte queste ragioni ho difeso con le unghie e con i denti il nostro legame con la città. Da quando ci siamo sposati non abbiamo mai cambiato casa anche se l’abbiamo ristrutturata e modificata. La casa è cambiata con noi. Ho voluto continuare a vivere a Bologna anche quando Romano lavorava a Roma e a Bruxelles facendo la spola da una città all’altra, ovviamente con frequenza e, perciò, con molti sacrifici per tutti noi».

Flavia e Romano ci appaiono due genitori, capaci di dare regole ma anche di capire quando era il momento di superarle e soprattutto una coppia che fin da subito ha compreso l’importanza di crescere i figli ascoltando e conoscendo le differenze: «Romano e io abbiamo sempre creduto che frequentare persone con idee diverse, giovani o adulti che fossero, e che conducevano vite diverse dalla nostra, avesse anche un valore educativo per i nostri figli. Una condizione, però, che ha richiesto un’attenzione continua, anche se discreta da parte nostra, un confronto costante, una discussione da fare insieme a loro su tutto ciò che vedevano e su tutto ciò che ascoltavano».

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