Alle 8 del 16 gennaio si sono aperte sul sito del ministero dell’Istruzione le iscrizioni on-line alle scuole superiori; i genitori avranno tempo fino alle 20 del 6 febbraio per discutere con i figli del loro futuro, sciogliendo dubbie e riserve. Nello stesso tempo le scuole si giocheranno le loro ultime carte per invitare gli studenti a iscriversi presso di loro. Una di queste carte è la notte bianca dei licei classici che però hanno visto via via scemare il loro appeal tanto che negli ultimi 4 anni risulta un calo di iscrizioni del 10%. Ci vorrà quindi molta energia per riaccendere queste notti che rischiano di diventare piuttosto nere.
Molti si sono interrogati sul perché una scuola così prestigiosa, che da sempre forma i nostri migliori studenti, abbia avuto un tale calo di interesse, non solo tra i ragazzi ma anche tra le famiglie; quelle stesse che un tempo, per i loro figli, non vedevano altra opportunità al di fuori di questa. Così il liceo classico corre il rischio di diventare una scuola di nicchia. Una delle ragioni di tale calo va ricercata in una pericolosa idea che da un po' sta circolando soprattutto in certo mondo economico ed imprenditoriale: l’idea dell’inutilità dello studio umanistico e in particolare degli studi classici, del latino e del greco, per la loro scarsa spendibilità rispetto agli studi scientifici in un’ottica di competenze per il mondo del lavoro.
Ma è proprio qui che sta l’errore di valutazione; la scuola superiore, in particolare quella liceale, non può e non deve essere vista come l’anticamera del mondo del lavoro. In primo luogo la scuola ha il compito di formare individui capaci di pensare, di ragionare e riflettere, di interpretare il passato per poter affrontare il futuro, sviluppando in loro il senso critico. Senza ombra di dubbio il liceo classico risponde a questi bisogni ma anche ad altri che sembrerebbero propri dei percorsi scientifici. Infatti lo studio delle lingue morte, latino e greco, è assolutamente vitale per la mente e la sua ginnastica. La traduzione potenzia la logica e il cosiddetto problem solving, insegnando a scomporre un problema nei più piccoli particolari.
E’ anche per questo che nei percorsi universitari più prettamente scientifici gli studenti del liceo classico, dopo un primo momento di smarrimento, riescono a prendere in mano e a gestire con buoni risultati il loro studio. Questo perché nei cinque anni di liceo hanno imparato la necessità della fatica, l’organizzazione e la pianificazione del tempo, la precisione, l’attenzione e la capacità ad apprendere. Tutte cose che, per usare una terminologia cara al mondo del lavoro, saranno soft-skill importanti in tutto il corso della vita.