Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
lunedì 07 ottobre 2024
 
Inclusione
 

«Limite di stranieri? Non è la soluzione»

12/04/2024  «Cara prof, l'accoglienza è vitale, ma la scelta di una scuola multietnica è impegnativa. Capisco le preoccupazioni sulla qualità dell'istruzione, ma limitare gli studenti stranieri non è la soluzione» Leggi la risposta di Paola Spotorno

Cara prof, da cristiano e da cattolico credo che l’accoglienza sia un valore ineludibile. Da padre, che per scelta non ha voluto far cambiare zona a suo figlio decidendo quindi per una scuola di quartiere davvero multietnica, oggi posso dire che non è facile.

Capisco quindi il disagio di chi ritiene che una scuola con troppi stranieri non garantisca una buona qualità dell’istruzione.

Ma non penso che porre un limite, una percentuale di studenti stranieri, come proposto dal ministro Valditara, sia la soluzione.

DAVIDE

 

Risposta di Paola Spotorno

– Caro Davide, il tema è importante e necessita di essere affrontato non tanto e non solo per i nostri fi gli, ma soprattutto per poter realizzare una reale integrazione dei bambini nella comunità di appartenenza. I dati parlano chiaro, senza adeguate competenze linguistiche è impossibile realizzare un’integrazione effi cace e duratura.

Non sarà certo stabilire una percentuale, come scrivi, che servirà a invertire la rotta. Peraltro già nel 2009 l’allora ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini aveva posto un limite del 30% di stranieri per classe senza grande successo.

Decidere una quota stranieri per classe, senza pensare a un cambio di paradigma rispetto all’integrazione tout court, non è la soluzione. Osservo nelle mie classi ad alta percentuale di studenti stranieri che la maggior parte di loro è nata e cresciuta in Italia, ma in casa parla arabo, filippino o spagnolo. Il cambiamento dovrebbe arrivare, diciamocelo, non da una semplice e poco costosa scelta numerica, ma da una modifica radicale nell’organizzazione delle classi, nella struttura oraria, nell’organizzazione e nell’assunzione di personale docente e non docente.

Accompagnando anche le famiglie straniere nel sentirsi parte della comunità. Una rivoluzione che il Pnrr e l’autonomia scolastica potevano innescare, ma è diventato più facile investire sulla scuola Futura 4.0 che sulle persone e la loro formazione.

 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo