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venerdì 20 settembre 2024
 
 

L’inchiesta non ferma le convenzioni

06/12/2014  Il malaffare continua sulle pelle dei rifugiati. Coinvolta per mala gestione una arciconfraternita già sotto esame della diocesi di Roma.

Anche nel sistema dell’accoglienza ai rifugiati a Roma, venuto prepotentemente di attualità dopo gli scontri a Tor Sapienza, sono coinvolte alcune delle cooperative finite nell’inchiesta sulla cupola mafiosa della capitale.
Si riferiva a questo Salvatore Buzzi, braccio destro imprenditoriale del boss Massimo Carminati, alla guida della cooperativa sociale “Eriches 29”, quando nelle intercettazioni spiegava che «gli immigrati rendono più della droga»?. Le indagini fin qui hanno confermato quello che diverse associazioni di volontariato lamentavano da tempo e cioè l’opacità nell’assegnazioni di appalti e la mancanza di trasparenza nella gestione di bilanci e attività.
La Caritas di Roma di Roma aveva parlato addirittura di «cooperative senza scrupoli» dopo gli scontri di Tor Sapienza.
Sotto accusa, come ha spiegato il Centro Astalli dei Gesuiti, la gestione dei rifugiati sulla base dell’emergenza, che spesso faceva saltare i controlli per via della fretta con la quale dover affrontare le situazione.
Nell’ordinanza del Gip Flavia Costantini c’è un riferimento diretto alla questione dell’immigrazione: «La gestione dell’immigrazione è stato ulteriore terreno, istituzionale ed economico, nel quale il gruppo riconducibile a Buzzi si è insinuato con metodo eminentemente corruttivo, alterando per un verso i processi decisionali dei decisori pubblici, per altro verso i meccanismo fisiologici dell’allocazione delle risorse economiche gestite dalla Pubblica Amministrazione».
L’accoglienza dei rifugiati è uno dei settori nell’ambito dell’immigrazione. È previsto dal sistema Sprar, frutto di un accordo tra Ministero dell’Interno e Anci, cioè l’associazione dei Comuni italiani, affidato ad una serie di cooperative sociali accreditate presso le Prefetture e i Comuni. Roma è la città che accoglie il maggior numero di rifugiati richiedenti asilo in 44 centri sparsi tutto il territorio comunale. Ebbene la cooperativa di Buzzi gestisce 6 di questi centri per un totale di 378 posti. Altre due cooperative di cui si parla nelle intercettazioni, Domus Caritatis (nulla a che vedere con Caritas Roma) e Casa della solidarietà, ne gestiscono altri 18. Le indagini hanno evidenziato un sistema che ha prodotto un vero e proprio cartello tra le cooperative per spartirsi il business dell’accoglienza. Nell’ordinanza di custodia cautelare gli inquirenti scrivono che il cartello era frutto di «un accordo», secondo il quale  ci si divideva i rifugiati e gli immigrati «al 50 per cento» e ciò, scrivono i magistrati, «rendeva di fatto molto più complesse analoghe possibilità d’impresa ad altre cooperative o associazioni presenti nello specifico settore». È tutto confermato nelle intercettazioni e il numero degli immigrati non è un dettaglio visto che lo Stato dà un contributo tra 30 e 40 euro per persona. Buzzi in un’intercettazione parla con Sandro Coltellacci, referente della cooperativa “Impegno per la promozione” che gestisce uno dei 44 centri di accoglienza per i rifugiati a Roma, anche lui arrestato nell’inchiesta, che avrebbe messo in pericolo la tenuta del cartello con  le altre cooperative, forse chiedendo anche per la sua più posti.  E qui si apre un altro scenario. L’ «arciconfraternita» è  “L’arciconfraternita SS. Sacramento e di San Trifone” ente ecclesiastico, in via di estinzione, della diocesi di Roma, un’istituzione veneranda nata nel 1500, che a partire dagli anni Novanta era diventata il referente per molte attività sociali di cooperative che gravitavano nel mondo cattolico, tra cui le due cooperative Casa della solidarietà e Domus Caritatis. L’Arciconfraternita partecipava alle gare del Comune di Roma per l’assegnazione dei servizi sociali per i campi rom, per l’emergenza freddo, per gli immigrati e poi affidava, in regime di subappalto, la gestione alle cooperative in questione. L’Arciconfraternita risulta tuttora un  ente ecclesiastico nel sito della diocesi della capitale. Dunque c’è il rischio che l’inchiesta possa coinvolgere anche istituzioni ecclesiastiche? Negli anni passati la Prefettura e il Comune di Roma hanno affidato all’Arciconfraternita la gestioni di diverse situazioni di emergenza sul fronte degli immigrati, perché essa grazie alla gestione di immobili di proprietà ecclesiastica, era in grado di ospitarli. Entra anche nella gestione del Centro Enea di via Boccea a Roma, il più grande con oltre 450 posti, per immigrati e richiedenti asilo. Nel 2012 la Procura apre un  fascicolo sull’Arciconfraternita e la cooperativa Domus Caritas a cui veniva affidata la gestione tecnica. L’accusa è di aver fatto passare, sulla base di falsi certificati medici, per minorenni rifugiati che non lo erano per ottenere un  maggior rimborso pubblico, poiché per i minorenni la cifra quasi raddoppia.
La mala gestione era stata anche denunciata da Save The Children al Garante per l’Infanzia. Ma le cooperative che ottengono subappalti dall’Arciconfraternita sono coinvolte in inchieste in altre parti d’Italia e sempre per vicende relative al business dell’immigrazione. Soprattutto in seguito all’emergenza Nord Africa si presentano alle gare diverse cooperative e consorzi di cooperative, ma i nomi che ricorrono con insistenza sono pochi e tra essi quelle di Buzzi e quelle sotto la protezione dell’Arciconfraternita.
Due giorni fa è stata presentata alla Camera un’interrogazione al ministro Angelino Alfano per conoscere i criteri di assegnazione degli appalti per la gestione di Cie, Cara e Cda, cioè i vari centro che accolgono immigrati e rifugiati. Il deputato del Pd Khalid Chaouki, primo firmatario dell’interrogazione, denuncia la mancanza di trasparenza e chiede una verifica sulle attività delle cooperative poiché può accadere che una cooperativa che fa le pulizie improvvisamente sia in grado di occuparsi di corsi di lingue per rifugiati. Ma dubbi sulla correttezza di bandi e assegnazioni sono state sollevate diverse volte sia da parlamentari che dai sindaci.

 
 
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