Una sana nutrizione e attività come il gioco, il canto o l’apprendimento sono fondamentali per sviluppare le capacità cognitive nei primi anni di vita. Vale per tutti i bambini, ma ancora di più per i piccoli disabili. Con questo obiettivo specifico è stata rinnovata l’alleanza tra l’Unicef e l’azienda di abbigliamento H&M, già attiva dal 2014 per altri progetti.
Primo passo della nuova fase: una donazione da 3,2 milioni di euro che nei prossimi tre anni sosterrà 9 mila bambini con disabilità con programmi specializzati per la prima infanzia in Bulgaria, Perù e Uganda. Sono Paesi in cui i minori con disabilità crescono spesso in ambienti poco salubri e per nulla stimolanti. «Invece », dice Pia Britto dell’Unicef, «si sviluppano meglio quando il cervello e il corpo sono protetti dalle violenze, vengono spronati con amore e attraverso attività mirate per l’apprendimento, ricevono buone cure e cibo nutritivo».
Il primo passaggio è la diagnosi: la donazione di H&M servirà innanzitutto per individuare i neonati e i bambini che potrebbero avere disabilità e ritardi nello sviluppo, dando loro la possibilità di ricevere quanto prima la decisiva assistenza specializzata. Un obiettivo è ovviamente la scuola, con un approccio inclusivo per ridurre la discriminazione che i bambini potrebbero trovarsi ad affrontare. Niente classi per soli disabili, insomma. Infatti, se l’inserimento tra i banchi scolastici è giustamente un vanto del sistema italiano, in altri Paesi non è affatto così.
Intervenire fin dalla prima infanzia, tra l’altro, diventa un investimento anche sul futuro: «Si svilupperanno pienamente, apprendendo concretamente e contribuendo alle loro società una volta adulti». Conviene anche economicamente: riduce i costi dell’istruzione specifica, della disoccupazione e dell’istituzionalizzazione. «Con Unicef», conclude Diana Amini di H&M, «vogliamo trasformare la vita di migliaia di bambini con disabilità».