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giovedì 24 aprile 2025
 
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Lino Banfi: «Riflessi pronti e meno solitudine»

02/08/2014  Il nonno Libero di Un medico in famiglia è il testimonial della campagna contro le truffe agli anziani. Ai quali consiglia di chiamare subito la polizia e, ai familiari, di non lasciarli soli durante le vacanze. E poi lancia un appello a papa Francesco: «Vorrei diventare il suo giullare»

Con il suo stile sanguigno e i consigli saggi, nonno Libero s’è conquistata la simpatia e la fiducia di migliaia di italiani. Chi meglio di lui, quindi, poteva essere il testimonial della campagna per tutelare i suoi “colleghi” anziani dalle truffe? Così, Lino Banfi ha accolto con grande entusiasmo l’invito della Polizia di Stato ed eccolo sul divano di casa sua, con accanto i nipoti, a spiegare cosa bisogna fare per respingere gli assalti dei malintenzionati. «Mi è piaciuta subito l'idea», dice, «abbiamo organizzato tutto con la squadra della Scientifica, mio figlio e i tecnici video. Alcuni spot sono stati girati anche a casa mia. Quando credo in una causa mi ci butto con passione». Poi aggiunge: «Non mi rivolgo solo agli anziani, sia ben chiaro».

E a chi?
«Alle persone che stanno vicino a loro: figli, nipoti, familiari. L’appello di nonno Libero è semplice e chiaro: non lasciateli soli. Soprattutto in questo periodo. Purtroppo ci sono tanti nonni meno fortunati di me che vengono parcheggiati nelle case di riposo o abbandonati a se stessi. Quando vanno a riscuotere la pensione o a pagare le bollette arriva un malintenzionato che gli dice: “Dammi i soldi, me l'ha detto tuo figlio”».

Come è nata l’idea di coinvolgerla?
«Il capo della Polizia mi ha voluto conoscere e farmi partecipe di questo progetto, lo ringrazio molto. Hanno contattato mio figlio via e-mail e mi hanno detto: “Tu sei l'unico che puoi fare questa campagna”».

Che consigli dà nonno Libero per evitare queste truffe?
«Se l'anziano è solo, come succede nella maggior parte dei casi, deve avere la prontezza di spirito e con il cellulare chiamare subito il 113, anche se non si riesce a parlare. Almeno, lancia un segnale d’allarme. Poi fare molta attenzione, non aprire a nessuno, non credere a fantomatici tecnici dell'Enel o del gas. Non è facile perché queste persone sono molto brave a fingere, sono attori bravissimi. L'ho vissuto sulla mia pelle, ne so qualcosa».  

Cosa le è successo?

«Circa un anno fa un tizio mentre entravo nell'ascensore del mio palazzo mi puntò la pistola dicendomi di dargli l'orologio, un Rolex. Credo che mi avesse seguito. La polizia lo arrestò dopo poco tempo dopo durante un altro analogo tentativo di rapina e scoprì che era un ex attore professionista. Si tratta di truffatori molto organizzati e soprattutto molto credibili. È difficile non cascarci, purtroppo, perché giocano con la buonafede. Alcuni ad esempio fanno finta di telefonare al figlio della vittima dicendo che è stato a lui a mandarlo per chiedere i soldi».  

Lino Banfi e Benedetto XVI nel 2009 in occasione dell'incontro del Papa con gli artisti nella Cappella Sistina
Lino Banfi e Benedetto XVI nel 2009 in occasione dell'incontro del Papa con gli artisti nella Cappella Sistina

Questo tema ripropone il tema della solitudine degli anziani. Papa Francesco insiste molto sul non scartare gli anziani.
«E fa bene, mi fa piacere. Siamo quasi coetanei io e Bergoglio. Ha toccato un tasto che io avevo toccato con il suo predecessore. Nel 2006 a Valencia, all'Incontro mondiale delle famiglie, fui invitato come testimone del mondo degli artisti. Con il mio spagnolo un po' maccheronico dissi a papa Benedetto XVI, che era vicino a me sul palco, che i nonni sono importantissimi e che gli italiani dopo il successo di Un medico in famiglia ormai mi chiamano l'abuelo, il nonno d'Italia. E tutti scoppiarono a ridere. Poi ripresi: “Se io sono l'abuelo d'Italia, sua Santità è l'abuelo del mundo”. Scherzando dico sempre ai miei nipoti, sia quelli della fiction sia quelli veri – ormai ho mischiato le carte e non ci capisco più niente tra finzione e realtà – se è vero che noi vecchi ridiventiamo bambini, allora insegnateci voi come si fa, che siete più freschi e ci potete aggiornare. La figura del nonno è basilare in tutto il mondo. Dico sempre quando vado a parlare nelle scuole che la saggezza del nonno è il più bel tatuaggio della vostra vita, che non si vede, non ha nessun colore, però è come se fosse impresso sul vostro corpo o addirittura nel cervello. È come un tatuaggio che vi dovete portare dentro per tutta la vita».  

L’ha incontrato papa Francesco?

«Ancora no purtroppo. Gli ho solo scritto una poesia. Papa Ratzinger, che ho rivisto dopo aver lasciato il pontificato e ho chiacchierato con lui per circa 40 minuti in privato, è stato stupendo. Mi disse: "Poi ti presento io papa Francesco”. Mi piacerebbe conoscerlo anche perché gli devo spiegare cosa significa l’espressione “una parola è troppa e due sono poche” So che ha letto una delle mie poesie che finiva proprio così: “E poi i due papi con le voci fioche / m'hanno detto una parola è troppo e due sono poche”. Ecco, pare che abbia chiesto ai suoi collaboratori cosa significasse. Vorrei vederlo per spiegarglielo di persona. Anzi posso fare un appello?».

Prego.
«Caro raghezzo Francesco, ti voglio conoscere! E poi vorrei pure un’onorificenza particolare».

Adesso pretende troppo.
«Prima che Benedetto XVI lasciasse il pontificato avrebbero dovuto assegnarmi un'onorificenza che non davano più da anni, la Commenda di San Gregorio Magno. Con le rinuncia del Papa si bloccò tutto. Papa Francesco mi sembra che non ami troppo queste cose. Però da lui vorrei avere un'onorificenza che nessun Papa ha mai dato: il giullare di Sua Santità».

In cosa consiste?

«Quando il Papa è arrabbiato, nervoso, o succede qualcosa nel mondo che lo intristisce, mi chiamano, arrivo io, gli racconto due stupidaggini, qualche poesia, una barzelletta delle mie, lo faccio sorridere un po’ e me ne vado. Un medico del buonumore, insomma».      

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