Foto Reuters: un ragazzo trasporta materiale per riparare gli appartamento danneggiati da un bombardamento a fine dicembre del 2023 a Dnipro.
Lisa Varvanska ha 22 anni, è nata ed è sempre vissuta a Dnipro, una delle principali città dell'Est dell'Ucraina, capitale dell 'oblast di Dnipropetrovsk. Qui, da quando è scoppiata la guerra, è confluito un mare di sfollati dalle zone devastate e occupate dai russi, dalle regioni di Donetsk e Luhansk. Lisa si è laureata in Lingue, Interpretariato e Filologia, non ha mai messo piede in Gran Bretagna o Stati Uniti, eppure parla un inglese sorprendentemente fluente con accento marcatamente americano. Però ha viaggiato un po' in Europa, cosa che le ha permesso di aprire la mente, guardarsi intorno e farsi un'idea del mondo fuori dal suo Paese. Il suo scrittore del cuore è il francese Albert Camus, il suo sogno, venire in Italia per ammirare le opere di Caravaggio, artista che adora.
Alla domanda su cosa pensa lei e cosa pensano i giovani ucraini come lei del futuro ingresso dell'Ucraina nell'Unione europea, lei spalanca gli occhi e risponde di getto, con fervore: «E' ovvio che noi giovani siamo a favore dell'Ucraina nell'Unione europea. Non potrebbe essere altrimenti. Non vedo quale altra strada potrebbe prendere il nostro Paese. Questo è il nostro futuro». Argomenta la sua risposta: «In Ucraina noi abbiamo tanti problemi da risolvere, a partire dalla corruzione e lo spreco, l'uso sbagliato di finanze pubbliche ad alti livelli, e poi il rinnovo delle infrastrutture, il restauro degli edifici pubblici, la conservazione del nostro patrimonio storico e culturale. Sono convinta che l'Unione europea ci darebbe stimolo e ci aiuterebbe ad andare avanti nel progresso, a migliorarci. Allo stesso tempo, anche noi ucraini potremmo dare tanto all'Europa. Ecco un esempio». Mostra sul suo telefonino un'applicazione nella quale sono contenuti i suoi documenti. «Noi siamo l'unico Paese ad aver ideato un'app per cellulare nella quale raccogliere e tenere tutti i documenti della nostra vita, come il passaporto e la patente di guida. Quando andiamo all'aeroporto, ad esempio, non abbiamo bisogno del passaporto carcateo, abbiamo tutto qui dentro».
Mostra quello che viene chiamato "documento universale", una sorta di carta d'identità - spiega Lisa - creata nel 2022 dopo lo scoppio della guerra per facilitare tutte le persone sfollate, coloro che hanno perso la casa, i documenti, che hanno dovuto spostare la loro residenza, affinché non restassero senza documento di identità. «Teconologicamente noi siamo molto avanzati. Ecco, in questo senso potremmo dare un contributo all'Ue. Condivisione delle esperienze, collaborazione, confronto, solidarietà e aiuto reciproco, questi sono i valori sui quali è stata fondata l'Unione europea. Penso che noi ucraini dobbiamo far parte di tutto questo. Per me è l'unico modo in cui possiamo guardare le cose, per diventare migliori. Stiamo guardando avanti, stiamo percorrendo una strada differente rispetto al passato - all'Unione sovietica -, dal quale vogliamo distanziarci anche dal punto di vista architettonico e urbanistico. Non vogliamo più essere considerati una ex repubblica sovietica, ma come uno Stato indipendente che vuole preservare la sua storia, i suoi valori, la sua cultura».
Come tutta la generazione post-sovietica, nell'Est dell'Ucraina, anche Lisa è perfettamente bilingue, ucraino e russo. L'ucraino è la sua lingua nativa, quella con la quale è cresciuta. Ma i suoi genitori e i suoi parenti, nati sotto l'Unione sovietica, nella vita quotidiana si esprimono in russo. «Con le persone della mia età possiamo passare da una lingua all'altra senza problemi e in modo naturale. Ma oggi, con la guerra, sempre più persone tendono a preferire l'ucraino al russo. Questo è uno degli effetti del conflitto».
Ricorda l'inizio dell'invasione, due anni fa, lo shock totale per qualcosa - l'invasione e la guerra su vasta scala - che lei non poteva ritenere neppure immaginabile. Anche Dinpro è bersaglio di pesanti attacchi: lo scorso gennaio un missile ha colpito un complesso residenziale che ha provocato numerosi morti e feriti, tra cui bambini. «Ho scelto di restare qui, nella mia città, nel mio Paese e sono felice di averlo fatto perché qui c'è la mia famiglia, ci sono tutte le persone a me care dalle quali non volevo separarmi. Oggi lavoro come interprete e traduttrice in campo umanitario, sento di avere una missione: fare la mia parte per aiutare le tantissime persone che hanno perso la casa, che non hanno più niente. E allora penso che se qualcosa dovesse accadermi non sarà stata invano, ma per qualcosa di buono per la mia gente e il mio Paese».
(Foto: Lisa Varvanska, 22 anni, di Dnipro)