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venerdì 08 novembre 2024
 
Usa, pena capitale
 

La vita di Lisa Montgomery appesa a un filo, gli ultimi appelli per salvarla

04/01/2021  La donna, affetta da gravi disturbi mentali, sarà giustiziata il 12 gennaio attraverso un'iniezione letale. Altri due detenuti sono in attesa di esecuzione prima del 20 gennaio, data dell'insediamento di Joe Biden. Il 2020 è stato segnato da un numero record di morti di stato. In netta controtendenza rispetto all'opinione pubblica, sempre più contraria

(Foto Reuters qui sopra: manifestazione contro l'esecuzione di Daniel Lewis Lee, avvenuta il 13 luglio 2020, nel carcere federale di Terre Haute, nell'Indiana. Foto Reuters in copertina: Lisa Montgomery, 52 anni, nel Federal Medical Center a Fort Worth, in Texas

L’esecuzione, per iniezione letale, è prevista per il 12 gennaio. Se la sua condanna sarà eseguita, Lisa Montgomery, 52 anni, sarà la prima donna detenuta nel braccio della morte a essere giustiziata negli Stati Uniti per una condanna emessa da un tribunale federale dal 1953. La donna è stata condannata alla pena capitale nel 2007 per un delitto atroce compiuto nel 2004, nel Missouri: la Montogmery si presentò a casa di una ragazza di 24 anni, Jo Stinnett, incinta di otto mesi; dopo aver visto il pancione della giovane donna, la strangolò, le aprì con un coltello la pancia e le portò via il feto, per farlo poi passare alla sua famiglia come suo. La donna venne fermata dalla polizia il giorno seguente, nella fattoria dove si era rifugiata con la bambina strappata alla madre uccisa. La piccola riuscì a sopravvivere e venne poi affidata al padre.

Come sottolinea Nessuno tocchi Caino, non è chiaro se la Montgomery - già madre di quattro figli - avesse subìto di recente un aborto spontaneo, che non era riuscita ad accettare e che voleva nascondere prendendo un figlio non suo. Di certo la donna soffriva di problemi psichiatrici, legati a un’infanzia molto sofferta, segnata da  abusi sessuali e incesto, e le era stata diagnosticata una grave forma di pseudociesi o gravidanza isterica (la condizione psichica per cui una donna ha i sintomi clinici di una gravidanza pur non essendo effettivamente gravida). 

L’esecuzione era prevista per l’8 dicembre 2020. Ma il giudice federale Randolph Moss l’ha sospesa fino al 31 dicembre perché le due avvocatesse d’ufficio della Montgomery avevano contratto il Covid-19 e non potevano dunque difendere al meglio la loro imputata. Il direttore del Bureau of prison, l’agenzia che gestisce le carceri e le esecuzioni federali, ha poi fissato l’esecuzione al 12 gennaio. Ma il giudice Moss ha contestato questa decisione ricordando che, secondo la giustizia americana, la data dell’esecuzione deve essere resa nota al detenuto o detenuta con un anticipo di almeno venti giorni. Dato che l’esecuzione era stata sospesa fino al 31 dicembre, se si conta a partire da quella data, l’esecuzione avrebbe dovuto essere fissata non prima del 20 gennaio, giorno in cui Joe Biden entra in carica come presidente. Tuttavia la Corte d’appello di Washington ha respinto il rinvio e il Dipartimento di giustizia ha confermato la data dell’esecuzione il 12 gennaio. Più di mille avvocati hanno firmato una lettera rivolta al presidente Trump in cui si chiede che la pena capitale per la donna sia commutata in carcere a vita. Anche la Commissione interamericana sui diritti umani lo scorso dicembre ha chiesto che l’esecuzione della Montgomery venga fermata. E la Comunità di Sant'Egidio ha lanciato un appello urgente per salvare la sua vita.

Dal 1976 ad oggi le esecuzioni di detenute donne nel braccio della morte per condanne emesse da singoli Stati sono state sedici. Attualmente Lisa Montgomery è l’unica condannata a morte a livello federale.  Come rileva il Death penalty informazione center-Dpic (Centro di informazione sulla pena di morte) il 2020 è stato un anno particolare, fuori dagli schemi, non solo per la pandemia, ma anche sotto il profilo della pena capitale negli Usa. Lo scorso anno ha visto una progressiva erosione del sistema delle esecuzioni a livello statale: il Colorado ha abolito la pena di morte e altri due Stati, Utah e Louisiana, hanno raggiunto il traguardo di un decennio senza esecuzioni, facendo arrivare a 34 il numero degli Stati che hanno abolito la pena di morte oppure non la applicano più da almeno dieci anni.

Dall’altro lato, tuttavia, nel 2020 il numero delle esecuzioni a livello federale - riprese nel 2020, durante l’amministrazione Trump, dopo lo stop alla moratoria del 2003 deciso dal ministro della Giustizia William Barr a luglio del 2019 - hanno rappresentato il 59% di tutte le esecuzioni (dieci su un totale di diciassette), facendo guadagnare a Trump il triste primato di presidente che, nell’arco di meno di sei mesi, ha autorizzato più esecuzioni federali di civili rispetto a qualunque altro capo di Stato Usa del XX e XXI secolo. Il primo giustiziato federale nel 2020 è stato Daniel Lewis Lee, il 13 luglio. Oltre a Lisa Montgomery, altri due detenuti, Corey Johnson e Dustin Huggs, sono in attesa di esecuzione entro il 20 gennaio. Al 2 gennaio 2021 nel braccio della morte federale - perlopiù nel Federal correctional complex di Terre Haute, nell’Indiana - sono reclusi 52 detenuti in attesa di esecuzione, tutti condannati per omicidi aggravati. L’unica donna è Lisa Montgomery. 

Come spiega il Dpic, esecuzioni e condanne alla pena capitale nel 2020 hanno continuato a essere eseguite e comminate ai detenuti e agli imputati in condizioni di maggiore vulnerabilità e carenza di difesa. Tutti i detenuti giustiziati lo scorso anno erano affetti da uno o più problemi di carattere psichico, danni al cervello, traumi cronici, oppure avevano meno di 21 anni al momento del delitto. Fra i giustiziati dello scorso anno, alcuni sono stati condannati al termine di processi segnati da difetti e lacune. Uno si è visto negare la prova del Dna, che avrebbe potuto potenzialmente dimostrare la sua innocenza. 

L’opinione pubblica sulla pena capitale, tuttavia, sta visibilmente cambiando: i dati mostrano che il consenso alle condanne a morte ha raggiunto il suo livello più basso dagli anni Sessanta, grazie anche al grande movimento per i diritti civili e contro il razzismo che è nato e si è diffuso nel corso del 2020. Joe Biden si è dichiarato contrario alla pena di morte. E ha assicurato che da presidente metterà fine alle condanne federali. Il suo mandato comincia il 20 gennaio. Forse sarà troppo tardi per i tre ultimi condannati a morte dell’amministrazione Trump, Lisa Montgomery, Corey Johnson e Dustin Huggs, a meno che il presidente uscente non ascolti  gli appelli per la loro salvezza e non decida in extremis di chiudere il suo mandato con un atto di clemenza. 

 
 
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