Protocollo sobrio e grande attenzione ai temi della crisi che sta attraversando l’Italia. Papa Francesco al Quirinale incontra il Presidente Giorgio Napolitano e chiede più sforzi contro la crisi e per il lavoro. Il Presidente, in un discorso molto articolato, ribadisce che le critiche sulla politica sono fondate. Bergoglio è arrivato a bordo della Ford Focus blu senza scorta di corazzieri, percorrendo le vie di Roma dal Vaticano senza lampeggianti e neppure il traffico è stato bloccato per il passaggio del piccolo corteo papale.
Nel cortile del Quirinale è stato accolto da Napolitano con un picchetto d’onori militari, mentre la bandiera vaticana veniva issata accanto a quella italiana sul Torrino. Poi il colloquio riservato e quindi lo scambio dei discorsi ufficiali. Il Papa ha subito detto cosa rappresenta per lui la visita: «vorrei idealmente bussare alla porta di ogni abitante di questo Paese, dove si trovano le radici della mia famiglia, e offrire a tutti la parola risanatrice e sempre nuova del Vangelo». Quindi ha ricordato i Patti Lateranensi e l’Accordo di revisione del Concordato di cui tra poche settimane se celebra il trentesimo anniversario. Si tratta ha precisato Bergoglio di «un solido quadro di riferimento normativo per uno sviluppo sereno dei rapporti tra Stato e Chiesa in Italia», sottolineando il sostegno e «la collaborazione al servizio della persona umana in vista del bene comune, nella distinzione dei rispettivi ruoli e ambiti d’azione».
Ed è passato all’attualità della crisi: «Il momento attuale è segnato
dalla crisi economica che fatica ad essere superata e che, tra gli
effetti più dolorosi, ha quello di una insufficiente disponibilità di
lavoro». Per questo secondo il Papa «è necessario moltiplicare gli
sforzi per alleviarne le conseguenze e per cogliere ed irrobustire ogni
segno di ripresa». Bergoglio ha osservato che il compito della
Chiesa è quello di «incoraggiare generose risposte di solidarietà per
aprire a un futuro di speranza, “perché là dove cresce la speranza si
moltiplicano anche le energie e l’impegno per la costruzione di un
ordine sociale e civile più umano e più giusto, ed emergono nuove
potenzialità per uno sviluppo sostenibile e sano».
Jorge Mario Bergoglio ha ricordato la visita a Lampedusa, dove, ha
detto, «dove ho incontrato da vicino la sofferenza di coloro che, a
causa delle guerre o della miseria, si avviano verso l’emigrazione in
condizioni spesso disperate» e dove «ho visto l’encomiabile
testimonianza di solidarietà di tanti che si prodigano nell’opera di
accoglienza». Poi la visita a Cagliari e ad Assisi dove « ho toccato con
mano le ferite che affliggono oggi tanta gente». Il Papa ha quindi spiegato che al centro “delle speranze e delle difficoltà sociali, c’è la famiglia», che
la Chiesa continua a sostenere e ad indicare per essa «l’impegno di
tutti, singoli e istituzioni: la famiglia ha bisogno della stabilità e
riconoscibilità dei legami reciproci, per dispiegare pienamente il suo
insostituibile compito e realizzare la sua missione». Richiede dunque di
essere «apprezzata, valorizzata e tutelata».
Sul piano internazionale il Papa ha auspicato che l’Italia possa
continuare ad offrire «il suo contributo per la pace e la giustizia»,
mentre sul piano interno ha sottolineato la necessità che il Paese, «attingendo dal suo ricco patrimonio di valori civili e spirituali»,
sappia «nuovamente trovare la creatività e la concordia necessarie al
suo armonioso sviluppo» per «promuovere il bene comune e la dignità
di ogni persona».
Bergoglio ha concluso parlando della «stima» e dell’«affetto» che il popolo italiano (e «anche io», ha aggiunto al testo
scritto) nutre per il Presidente, rinnovando a Giorgio Napolitano « i miei auguri più cordiali
per l’assolvimento dei doveri propri della sua altissima carica:
Iddio protegga l’Italia e tutti i suoi abitanti».
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha
tracciato nel suo discorso un quadro dell’attuale momento storico
italiano e mondiale e dei rapporti tra Stato e Chiesa. Il Capo di Stato
italiano ha riconosciuto al Pontefice di aver trasmesso in modo diretto
“motivi di riflessione e di grande suggestione”, sottolineando che a
tutti, credenti e non credenti, è giunta la “concezione” di papa
Francesco della Chiesa e della fede: “Ci ha colpito l’assenza di ogni
dogmatismo, la presa di distanze da ‘posizioni non sfiorate da un
margine di incertezza’, il richiamo a quel ‘lasciare spazio al dubbio’
proprio delle ‘grandi guide del popolo di Dio’”.
Il Presidente ha poi
citato il Vaticano II, grazie al quale “vediamo profilarsi nuove
prospettive di quel dialogo con tutti, anche i più lontani e gli
avversari” parlando di “inaudite sfide dell’oggi”: “Parlo di sfide che
investono l’intera comunità internazionale : quella, innanzitutto, di
ristabilire e preservare la pace in regioni tormentate da laceranti
conflitti, come il Medio Oriente e il Mediterraneo cui in particolare
l’Italia e l’Europa unita sono debitrici di risposte e impegni efficaci.
Ma le sfide da affrontare nel mondo d’oggi sono anche di natura antropologica.'L’uomo col tempo cambia il modo di percepire se
stesso', 'l’uomo è alla ricerca di se stesso'. Ella ha detto, e ci ha
messo in guardia da un pensiero che 'perda di vista l’umano'”.
Napolitano ha spiegato che occorrono “potenzialità nuove” per combattere
“il dilagare dell’egoismo, dell’insensibilità sociale, del più
spregiudicato culto del proprio tornaconto personale”. Sulla politica ha
sottolineato che essa è esposta a “fondate critiche”, ma anche ad
“attacchi distruttivi” e quindi c’è la “drammatica necessità” di
“recuperare partecipazione, consenso e rispetto, liberandosi dalla piaga
della corruzione e dai più meschini particolarismi”. Ci si può riuscire
solo “solo rinnovando, insieme con la sua articolazione pluralistica,
le proprie basi ideali, sociali e culturali”.
Il Presidente ha rilevato
che una mano in questo campo può venire anche dalle parole e dal
messaggio del Papa, che “si rivolge non soltanto ai cattolici ma a tutti
gli uomini di buona volontà', e che fa dunque pensare a un dialogo
senza precedenti per ampiezza e profondità tra credenti e non credenti, a
una sorta di simbolico, sconfinato ‘Cortile dei Gentili’”. Napolitano
ha osservato che l’Italia è immersa in “una faticosa quotidianità,
dominata dalla tumultuosa pressione e dalla gravità dei problemi del
Paese e stravolta da esasperazioni di parte in un clima avvelenato e
destabilizzante”. E ha commentano con una punta di amarezza che “siamo
lontani nel nostro Paese da quella cultura dell’incontro”, che il Papa
richiama e dall’invocazione, sempre del Papa e cioè “dialogo, dialogo,
dialogo”.