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sabato 14 settembre 2024
 
il Papa
 

«Anche di fronte alla morte non perdiamo la speranza perché Cristo è risorto»

08/04/2023  Francesco a San Pietro presiede la Veglia della notte di Pasqua durante al quale battezza otto catecumeni: «In un mondo dove sembrano prevalere sempre le leggi del più furbo e del più forte e soffiano gelidi venti di guerra, la Resurrezione del Signore ci spinge ad andare avanti, a uscire dal senso di sconfitta, a rotolare via la pietra dei sepolcri in cui spesso confiniamo la speranza, a guardare con fiducia al futuro, perché Cristo è risorto e ha cambiato la direzione della storia»

La Basilica di San Pietro è immersa nel buio. Il rito della veglia pasquale, la “madre di tutte le veglie”, come l’ha definita Sant’Agostino, ha inizio nell'atrio con la benedizione del fuoco e la preparazione del cero pasquale. Sono circa ottomila i fedeli presenti. Papa Francesco arriva in sedia a rotelle e presiede la lunga liturgia che inizia con la solenne processione verso l'altare con il cero pasquale acceso e il canto dell'Exultet che annuncia solennemente la risurrezione di Gesù: «Esulti il coro degli angeli, esulti l'assemblea celeste: un inno di gloria saluti il trionfo del Signore risorto. Gioisca la terra inondata da così grande splendore: la luce del Re eterno ha vinto le tenebre del mondo».

La Liturgia della Parola è molto ricca ed è il secondo momento che scandisce la celebrazione: vengono proposte nove letture, sette dall’Antico Testamento e due, l’Epistola e il Vangelo, dal Nuovo. Nel brano evangelico di Marco sono protagoniste le donne che per prime si recano al sepolcro per completare i riti della sepoltura e non trovano il corpo di Gesù ma l’Angelo che annuncia loro che il Crocifisso è risorto, non è più lì.

Papa Francesco prende spunto da questo episodio e nell’omelia ricorda che a volte «ci siamo sentiti impotenti e scoraggiati dinanzi al potere del male, ai conflitti che lacerano le relazioni, alle logiche del calcolo e dell'indifferenza che sembrano governare la società, al cancro della corruzione, ce n'è tanta, al dilagare dell'ingiustizia, ai venti gelidi della guerra». Invece, come accadde per le donne che annunciarono la resurrezione di Cristo, «la Pasqua del Signore ci spinge ad andare avanti, a uscire dal senso di sconfitta, a rotolare via la pietra dei sepolcri in cui spesso confiniamo la speranza, a guardare con fiducia al futuro, perché Cristo è risorto e ha cambiato la direzione della storia».

Il Pontefice invita a non perdere la speranza. A volte «ci siamo forse trovati faccia a faccia con la morte, perché ci ha tolto la dolce presenza dei nostri cari o perché ci ha sfiorato nella malattia o nelle calamità, e facilmente siamo rimasti preda della disillusione e si è disseccata la sorgente della speranza. Così, per queste o altre situazioni, i nostri cammini si arrestano davanti a delle tombe e noi restiamo immobili a piangere e a rimpiangere, soli e impotenti a ripeterci i nostri “perché”». Ma il Vangelo di Pasqua invita a guardare avanti come le donne che «non restano paralizzate davanti a una tomba ma, dice il Vangelo, “abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, corsero a dare l'annuncio ai suoi discepoli”. Portano la notizia che cambierà per sempre la vita e la storia: Cristo è risorto!».

Nella notte di Pasqua, prosegue il Papa, «questo è l'invito: ricorda e cammina! Se recuperi il primo amore, lo stupore e la gioia dell'incontro con Dio, andrai avanti. Ricorda e cammina. Ricorda la tua Galilea e cammina verso la tua Galilea. È il “luogo” nel quale hai conosciuto Gesù di persona, dove per te Egli non è rimasto un personaggio storico come altri, ma è divenuto la persona della vita: non un Dio lontano, ma il Dio vicino, che ti conosce più di ogni altro e ti ama più di chiunque altro».

«Fratello, sorella», continua Bergoglio, «fai memoria della Galilea, della tua Galilea: della tua chiamata, di quella Parola di Dio che in un preciso momento ha parlato proprio a te. Ciascuno di noi conosce il proprio luogo di risurrezione interiore, quello iniziale, quello fondante, quello che ha cambiato le cose. Non possiamo lasciarlo al passato, il Risorto ci invita ad andare lì per fare la Pasqua. Ricorda la tua Galilea, fanne memoria, ravvivala oggi. Torna a quel primo incontro», ha aggiunto il Papa: «Oggi la forza di Pasqua invita a rotolare via i massi della delusione e della sfiducia; il Signore, esperto nel ribaltare le pietre tombali del peccato e della paura, vuole illuminare la tua memoria santa, il tuo ricordo più bello, rendere attuale il primo incontro con Lui. Ricorda e cammina: ritorna a Lui, ritrova la grazia della risurrezione di Dio in te!».

A volte, ha sottolineato il Pontefice, «succede anche a noi di pensare che la gioia dell'incontro con Gesù appartenga al passato, mentre nel presente conosciamo soprattutto delle tombe sigillate: quelle delle nostre delusioni, delle nostre amarezze e della nostra sfiducia, quelle del “non c'è più niente da fare”, “le cose non cambieranno ma”, “meglio vivere alla giornata” perché “del domani non c'è certezza”. Anche noi, se siamo stati attanagliati dal dolore, oppressi dalla tristezza, umiliati dal peccato, amareggiati per qualche fallimento o assillati da qualche preoccupazione, abbiamo sperimentato il gusto amaro della stanchezza e abbiamo visto spegnersi la gioia nel cuore».

«A volte», ha proseguito, «abbiamo semplicemente avvertito la fatica di portare avanti la quotidianità, stanchi di rischiare in prima persona davanti al muro di gomma di un mondo dove sembrano prevalere sempre le leggi del più furbo e del più forte».

A tratti la voce del Papa appare affaticata. Questa è per lui una settimana particolarmente impegnativa, con le diverse celebrazioni del Triduo pasquale, impegno che ha portato avanti nonostante il recente ricovero al Policlinico Gemelli per un’infezione respiratoria. Unica eccezione la Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo alla quale ha dovuto rinunciare a causa del freddo seguendola da Santa Marta.

La Veglia è proseguita con la Liturgia Battesimale, nel corso della quale il Papa ha amministrato i sacramenti dell'iniziazione cristiana a otto catecumeni provenienti da Albania, Stati Uniti d'America, Nigeria, Italia e Venezuela.

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