È stata una delle spine del pontificato di Benedetto XVI e uno dei
temi più dibattuti nelle Congregazioni generali che hanno preceduto il
Conclave. Ora la questione Ior è nelle mani di papa Francesco, il
pontefice che ha regalato alla Chiesa una nuova primavera ma che ora è
atteso da sfide cruciali per restituirle credibilità dopo gli scandali
culminati nell’affaire Vatileaks. Ne parliamo con il vaticanista del Tg1
Aldo Maria Valli, autore del libro Il forziere dei papi. Storia, volti e misteri dello Ior (Ancora editrice).
- Com’è cambiata l’immagine della Chiesa con papa Francesco?
«Io credo che abbia dato un segnale di novità con se stesso, il suo
comportamento e il suo modo di essere ancora prima di prendere decisioni
o adottare provvedimenti. Lui stesso è una riforma vivente e lo
confermano i continui richiami alla sobrietà, alla semplicità e alla
“Chiesa povera e per i poveri”. Dal punto di vista delle parole, quindi,
abbiamo già un bagaglio molto cospicuo. Allo stesso modo, il Papa ha
compiuto alcuni gesti forti: la rinuncia alla mozzetta rossa o
all’ermellino, ad esempio, come pure alla croce d’oro e all’appartamento
papale. Un provvedimento importante è stato quello di farsi aiutare nel
governo della Chiesa nominando una commissione di cardinali provenienti
da tutti i continenti. È un segnale verso una maggiore collegialità nel
governo della Chiesa. Inoltre, è intervenuto anche nei confronti del
cardinale scozzese Keith O'Brien che ha ammesso la sua responsabilità per molestie sessuali compiute
nei confronti di alcuni seminaristi invitandolo a meditare e fare
penitenza. La strada indicata da tutti questi gesti comunque sembra
molto chiara: fare chiarezza all’interno del Vaticano e riformare la
Curia».
- Con lo Ior, in crisi di credibilità e con problemi di immagine, come si comporterà?
«Purtroppo, e la sua storia lo dimostra, lo Ior è stato utilizzato
per decenni anche come struttura di speculazione economica con episodi
di riciclaggio di denaro di dubbia provenienza da parte di personaggi
senza scrupoli. Questo occorre dirlo chiaramente. Nel momento in cui il
Papa predica povertà e chiede alla Chiesa di essere credibile nella sua
testimonianza, dovrà sicuramente mettere mano a questo istituto. Il
cardinale Maradiaga, che è il coordinatore della commissione
cardinalizia, ha già detto che sono al lavoro e tra i primi dossier
esaminati c’è anche quello che riguarda proprio lo Ior.
Io credo che il Papa andrà nel senso di trasformare la banca vaticana
in una sorta di banca etica, non più un luogo di speculazione o in cui
limitarsi a far fruttare il denaro depositato ma che diventi di aiuto a
coloro che ne hanno davvero più bisogno, alle frange più povere della
Chiesa, e soprattutto che dia una testimonianza, a livello culturale, di
un altro modello di economia che è possibile. Un’economia che non sia
basata soltanto sulla speculazione e gli intrecci finanziari ma che
torni a dar valore al lavoro e alla solidarietà. Sono ovviamente
indicazioni generiche, siamo ancora nel campo delle supposizioni ma
tanti segnali ci indicano che sarà questa la strada che imboccherà il
Papa».
- Non vede un certo conformismo, da parte dei media e non
solo, nei confronti di questo pontificato? Come se i problemi e gli
scandali fossero, d’un colpo, spariti.
«Questo è tipico dell’attuale società dell’informazione dominata
dall’immagine e dalla fretta e caratterizzata anche da una certa
superficialità. Indubbiamente papa Francesco gode di una buona stampa
perché è caldo, ha una paternità e una vicinanza che dimostra
fisicamente attraverso gli abbracci e il fatto che accetti di farsi
toccare dai fedeli. La nostra società dell’immagine sta premiando
Francesco tanto quanto ha penalizzato papa Benedetto che invece su
questo piano pagava la sua natura di uomo timido, riservato e
tendenzialmente freddo. Tocca a noi credenti guardare all’insegnamento
del Papa senza lasciarci condizionare dall’immagine e andare alla
sostanza. E se andiamo alla sostanza è importante sottolineare un suo
grande insegnamento, la misericordia divina. Il fatto cioè che il Dio
dei cristiani è un padre che perdona e che occorre tornare a lui. Posso
dire che assistendo alle celebrazioni papali molte persone hanno colto
questo messaggio e vanno via con il sorriso sulle labbra. Sono persone
serene. Il papa regala serenità, speranza e una gioia interiore. Un
regalo non da poco in questi tempi!».