Quello che è un commissariamento "de facto" dello Ior (mai avvenuto nella sua esistenza), nasce probabilmente dalla scoperta di qualcosa di grosso nei conti dell’Istituto per le Opere di Religione.
Sono quasi assoluti, infatti, i poteri della nuova commissione referente istituita con chirografo del 26 giugno da papa Francesco, che risponde direttamente a lui e scavalca tutta la “governance” dell' Istituto fondato nel 1942 da Pio XII: oltre al management (il direttore generale Paolo Cipriani) anche il Consiglio di Sovrintendenza (in pratica il consiglio di amministrazione “laico” composto da cinque membri, che si riunisce all’incirca con cadenza mensile) fino alla Commissione Cardinalizia, che è l’organo di vigilanza e risponde al Segretario di Stato Bertone (che è il presidente).
Della commissione referente nominata da papa Francesco fanno parte eminenti cardinali (come il francese Jean-Louis Tauran) e anche una donna (una prima assoluta nella storia dello Ior): l’ex ambasciatrice presso la Santa Sede e presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali Mary Ann Glendon, docente di giurisprudenza ad Harvard e attivista del movimento pro life, fortemente voluta dai cardinali americani, che hanno sempre premuto per la trasparenza assoluta nelle finanze della Chiesa, fin dai tempi del cardinale arcivescovo di New York O’ Connor. Per le diocesi americani la trasparenza nei bilanci è un fatto assolutamente naturale: i bilanci delle parrocchie vengono affissi alle porte delle chiese.
Presidente della commissione speciale è il cardinale Raffaele Farina, salesiano, già Prefetto della Biblioteca vaticana, universalmente conosciuto per la sua saggezza e acutezza all’interno delle mura leonine. Alla nuova commissione il compito di frugare nei documenti dell’archivio all’interno del torrione, esaminando conti delle cosiddette “fondazioni” (così sono chiamati i depositi dello Ior) e riferire direttamente al Papa in ogni momento necessario, non solo alla fine di questa maxi istruttoria.
E non dobbiamo dimenticare che il nuovo organo dialoga, come si legge nel chirografo, direttamente con l’Agenzia di informazione finanziaria del cardinale Attilio Nicora. E' quella che in termini finanziari potrebbe essere chiamata una gigantesca "due diligence" dei conti, in modo da offrire al Pontefice l'esatta mappatura dei conti (che nel gergo dello Ior si chiamano Fondazioni). L' ultima simile mappatura risale agli inizi degli anni '90, all'epoca della presidenza di Angelo Caloia, quando una commissione interna guidata dal consulente Vincenzo Perrone effettuò lo screening degli allora 36 mila conti dell'Istituto. E' a partire da questa decisione che furono individuati i conti "segreti" approntati da monsignor Donato De Bonis, prelato dell'Istituto, attraverso i quali venne "lavata" la maxitangente Enimont del gruppo Ferruzzi finita in otto conti svizzeri e lussemburghesi a vantaggio di molti politici della Prima Repubblica (il Vaticano, attraverso varie rogatorie, collaborò all'accertamento della verità, ormai sancite da sentenze passate in giudicato). I conti erano nascosti nelle cosiddette "Fondazioni improprie", dal nome di alcuni depositi accesi da laici, che si distinguevano dalle cosiddette Fondazioni autonome e non autonome, che costituiscono la stragrande maggioranza dei depositi dello Ior (intestate a sacerdoti, religiosi, diocesi etc.). Tali "Fondazioi improprie" erano state inventate negli anni '70 dall'allora segretario generale Luigi Mennini. Si trattava di una sorta di finzione giuridica necessaria a permettere a laici italiani di poter depositare denaro in uno Stato estero (allora la legge lo impediva ed era previsto addirittura l'arresto). Il correntista in pratica affidava tutto all'Istituto, che ne diventava teoricamente il proprietario, con l'impegno di versare il dieci per cento (poi calato al cinque) del deposito all'Istituto. Dopo lo screening della commissione Perrone quei conti vennero drasticamente eliminati e ridotti a un centinaio (in gran parte eredi e vedove dei depositanti). I conti "paralleli" di De Bonis invece vennero perseguiti dalla presidenza Caloia e da monsignor Renato Dardozzi, presidente dell'Accademia delle Scienze e uomo di fiducia di Casaroli e di Sodano, e finirono oggetto dell'inchiesta Mani Pulite (la vicenda è ampiamente raccontata nel libro Vaticano Spa).
Oggi il controllo dei conti dello Ior è stato affidato anche a una società esterna, l'americana Promontory, un prestigioso colosso dell’advisory finanziario. L'assegnazione dell'incarico era stato deciso dopo l'arrivo al vertice della banca vaticana del tedesco Ernst von Freyberg, il manager di Amburgo nominato negli ultimi giorni del pontificato di Benedetto XVI. Si tratta di una vicenda separata rispetto alla nomina della nuova commissione referente, ma fa capire fino a che punto sia sotto osservazione l’attività dello Ior.