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mercoledì 11 settembre 2024
 
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Lo sforzo dell'ascolto per crescere come Chiesa

01/09/2022  Con I cantieri di Betania prende il via il secondo anno del Cammino sinodale della Chiesa italiana. Con l’ascolto, che ci viene chiesto, ancora al centro, la sfida di dare un nuovo stile alle nostre comunità

Cari amici lettori, con la graduale ripresa delle attività dopo la pausa estiva, abbiamo davanti il secondo anno del Cammino sinodale della Chiesa italiana, con la nuova tappa denominata I cantieri di Betania. L’ha presentata lo scorso 12 luglio il presidente della Cei, cardinale Matteo Zuppi, consegnando alle Chiese locali il testo che l’accompagnerà e che si può trovare su https:// camminosinodale.chiesacattolica.it/. L’arcivescovo di Bologna ha spiegato che è un testo frutto della sinodalità e che «nasce dalla consultazione del popolo di Dio, svoltasi nel primo anno di ascolto (la fase narrativa)».

Segno, questo, che il cammino sinodale ha coinvolto il popolo di Dio, ha suscitato la presa di parola, la condivisione, la riflessione comune e soprattutto l’ascolto. Che è lo scopo anche di questa seconda tappa, che intende «coinvolgere anche coloro che ne sono finora restati ai margini», così ancora Zuppi. Il cardinale ha insistito molto sull’ascolto: «È tanto necessario ascoltare per capire, perché tanti non si sentono ascoltati da noi; per non parlare sopra; per farci toccare il cuore; per comprendere le urgenze; per sentire le sofferenze; per farci ferire dalle attese; sempre solo per annunciare il Signore Gesù, in quella conversione pastorale e missionaria che ci è chiesta”. Insomma, il cammino è tutt’altro che finito: c’è tanto ancora da intercettare, da raccogliere, da ascoltare. Intanto è uscita anche la sintesi nazionale della fase diocesana, lo scorso 18 agosto, che ha individuato 10 nuclei da quanto emerso, prospettando alcune priorità. Il testo de I cantieri di Betania, che si ispira al racconto evangelico dell’incontro di Gesù con Marta e Maria, presenta tre cantieri: quello della strada e del villaggio, quello dell’ospitalità e della casa e quello delle diaconie e della formazione spirituale. Cantieri che si potranno adattare alle singole realtà, senza costituire una gabbia rigida.

Zuppi ha invitato anche a non arrendersi a qualche momento di fatica o di diffidenza o di scoraggiamento (“tanto poi non cambia niente”), «certi che lo Spirito trasformerà la nostra povera vita e le nostre comunità e le renderà capaci di uscire, come a Pentecoste, e di parlare pieni del suo amore». In proposito, vorrei sottolineare come nel “narrare” (come vuole la prima fase del cammino) e nell’ascoltare, a cambiare, rinnovandosi, sono gli interlocutori: chi narra dice qualcosa di sé, fa percepire all’altro cose che gli sfuggono o che non può percepire; chi ascolta riceve, si lascia toccare, esce un po’ trasformato – almeno interiormente – da quanto ha ascoltato. È un esercizio che richiede una lunga pratica, di cui abbiamo bisogno, che ci costa fatica senz’altro ma ci può arricchire enormemente.

È una delle sfide del cammino sinodale: uscire da sé stessi, dall’autoreferenzialità per imparare a vedere la Chiesa insieme, nella pratica di un ascolto autentico, che dovrebbe diventare lo stile abituale delle nostre comunità. La speranza è che susciti via via una sempre maggior coscienza di cosa vuol dire essere Chiesa dove tutti siamo corresponsabili, in quanto battezzati, di ciò che lo Spirito ci ispira per i nostri tempi.

 
 
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