A seguito della sentenza della Cassazione che ha affrontato il caso del kirpan dei sikh alcuni lettori hanno posto un quesito: e lo spadino dei cadetti delle scuole militari? E la sciabola da parata degli ufficiali in congedo? Vale per loro quello che vale per il pugnale rituale dei sikh? Siamo andati a indagare un pochino. Ebbene sì, il problema si è posto anche alle istituzioni e ai possessori di questi oggetti (che restano anche quando vanno in congedo) e ai loro eredi, riguardo all’obbligo di denuncia dell’arma, previsto dal T.u.l.p.s e riguardo alla presentazione o meno del certificato medico previsto dal decreto legislativo 121 del 2013. La questione è stata chiarita dal ministero dell’Interno dopo un paio d’anni di dubbi interpretativi e di denunce e certificati presentati nel dubbio.
Le cose stanno, sitentizzando molto, in questi termini. Per lo spadino e per la sciabola d’ordinanza i due obblighi non sussistono perché non sono armi bianche ma “simulacri d’arma”: sono senza punta e non hanno filo tagliente, dunque così come sono non hanno i requisiti di offensività che rientrano nella definizione di arma bianca. Ma tutti gli obblighi (e i relativi divieti) interverrebbero qualora spadino e sciabola venissero affilati e acuminati in punta. Anche se - dicono gli esperti- l’operazione non sarebbe semplicissima perché sono fatti di una lega che mal si presta all’affilatura perché pensati come armi da parata e soccomberebbero in mille pezzi davanti alla sciabola, quella sì arma da guerra, di due secoli fa, di cui sono eredi come corredo alle uniformi.