Anche lo spirito va in vacanza. Già, appena
i ritmi forsennati dell’anno appena
trascorso rallentano e magari
ci concediamo qualche giorno di riposo
“fuori porta”, finalmente riesce a emergere
quello che un po’ cova dentro ciascuno
di noi. Una specie di chiamata a “rientrare in
noi stessi”, forse l’appello di quello «spirito da
figli adottivi per mezzo del quale gridiamo:
Abbà, Padre!» di cui parla san Paolo.
Al mare
o in montagna, coccolati dalla brezza marina
o mentre affrontiamo una camminata in
montagna poco importa. Basta volerlo. E,
naturalmente, trovare un’offerta adeguata.
Bibione, tranquilla cittadina sulla costa veneta,
in estate sembra fatta a misura proprio
per questo. La parrocchia di Santa Maria Assunta
offre infatti ogni anno, da maggio a settembre un'animazione spirituale e culturale
di prim’ordine, un caso unico in Italia: il lunedì
rappresentazioni teatrali a carattere sacro,
il martedì concerti d’organo, il mercoledì
eventi culturali, spaziando dalla presentazione
di libri ai colloqui sull’attualità con personaggi
famosi.
Infine, il giovedì, una lectio
divina con adorazione eucaristica notturna a
seguire. Oltre, naturalmente, alle tante Messe
nelle varie lingue dei turisti presenti: italiano,
anche tedesco, slovacco e polacco. «Il territorio riconosce la qualità della nostra
proposta, gli appuntamenti che organizziamo
sono inseriti nei programmi ufficiali
dell’ufficio turistico», conferma don Andrea
Vena, 44 anni, il dinamico parroco che
ogni anno, aiutato da 40 volontari di tutte le
età, mette in piedi e gestisce il nutrito ventaglio
di iniziative.
Come? Leggendo molto, informandosi,
girando l’Italia a caccia di idee.
Il risultato è assicurato: ospiti come Savino
Pezzotta, don Antonio Sciortino, Marco Tarquinio
o la danzatrice Simona Atzori – questi
alcuni dei personaggi presenti quest’anno –
hanno richiamato molta gente. «La presidente
degli albergatori ha riconosciuto che tanti
vengono a Bibione attirati dal nostro programma
», dice il sacerdote, che è anche responsabile
dell’Ufficio diocesano per la pastorale
del tempo libero e del turismo.
Don Andrea è arrivato nove anni fa a Bibione, una realtà ecclesiale “double-face”: in inverno,
con le sue 2.500 anime, segue la pastorale
ordinaria legata soprattutto all’iniziazione
cristiana dei giovani.
In estate, con i turisti,
“esplode” fino a raggiungere le 200 mila
persone disseminate lungo i 12 chilometri
del bel litorale dalla sabbia finissima e dal
fondale a lento degradare, ideale per i bambini
e quindi per le famiglie.
«Bibione è la
“spiaggia delle famiglie”», garantisce don Vena.
E spiega: «Quando sono arrivato, la parrocchia
offriva due tipi di servizio ai turisti:
una biblioteca con testi in varie lingue e un cinema
con film in italiano e tedesco».
Due
realtà che ormai avevano fatto il loro tempo.
Così il giovane prete a partire dal 2005
usa il cinema, trasformato in moderno auditorium,
per portare in scena concerti e opere
teatrali, oltre che per dibattiti, sempre
gremitissimi. La biblioteca, invece, diventa
una libreria amministrata da alcuni volenterosi
ragazzi: «Loro pensano alla gestione, io
alla scelta dei libri», precisa. Prendendo spunto
dalle novità librarie in uscita nell’anno
successivo, programma con un anno di anticipo
gli appuntamenti con gli autori di libri legati
a vari temi d’attualità: «Quello che m’interessa
è la verità. Fin dagli anni dei miei studi
a Roma ho visto che essa si presta a manipolazioni
ideologiche sui giornali: un caso
per tutti? Eluana Englaro». Una sensibilità
che diventa una missione: gli incontri con gli
autori di libri, poi suggeriti ai fedeli, ne sono
un’espressione.
A quei libri don Andrea ispira
anche l’omelia domenicale. Un’altra
espressione è anche lo stretto legame con il
quotidiano Avvenire, di cui distribuisce ogni
domenica, insieme al settimanale diocesano
Il Popolo, 400 copie.
È proprio dall’intensa
collaborazione con il quotidiano che nasce il
titolo di tutta la manifestazione estiva: “Bibione
guarda all’Avvenire”.
«Di solito pensiamo che la gente pensi solo a
svagarsi, invece desidera qualcosa in più a livello
culturale e formativo», riconosce monsignor
Giuseppe Pellegrini, vescovo di Concordia-
Pordenone, commentando l’iniziativa di Bibione.
«È un bisogno su cui, come vescovi, dobbiamo
riflettere a fondo». E in effetti di Bibione si
è già parlato non solo alla Cei ma anche in seno
alla Conferenza episcopale slovacca. È diventato
un esempio da imitare.
Stefano Stimamiglio
Le chiese delle località turistiche solitamente
si riempiono d’estate per poi ritornare
alla normale presenza dei parrocchiani
nel resto dell’anno. A Lavagna, a
Santa Maria madre della Chiesa, nonostante
ci si trovi in una delle frequentatissime località
del Golfo del Tigullio non accade così.
«Quelli che un tempo erano turisti», spiega il
parroco monsignor Calogero Marino, «ora in
molti casi sono diventati parrocchiani. Questa
è una zona di seconde case, appartamenti
acquistati nei decenni scorsi in una zona edificata
a poco a poco dove c’erano solo orti.
Col passare del tempo, dalla momentanea
vacanza estiva è nata una scelta diversa e
definitiva: le persone sono andate in pensione
e sono venute a vivere qui, dalla Lombardia,
dall’Emilia-Romagna e anche da alcune
Regioni del Sud. Coppie di “giovani”
anziani alla ricerca di un clima migliore ma
anche di un ritmo di vita più sereno».
La normale trafila, che solitamente in parrocchia
vede accompagnare bambini e ragazzi
dal catechismo al matrimonio via via fino
alla nascita dei figli, nella chiesa dall’architettura
moderna, ben diversa dalle tante storiche
della Liguria, avviene in senso più
“orizzontale” amalgamando persone di culture
regionali ed esperienze pastorali diverse.
«Un compito non facile, ma che mi sembra
riuscito», commenta don Gero che ha organizzato
una giornata di incontro per questi
parrocchiani attempati che condividono momenti
di conversazione e gioco, ma anche di
catechesi e di vacanza (in montagna) insieme.
«Cerchiamo di essere ospitali dei diversi
cammini e di inventare forme nuove di coinvolgimento
per evitare che, al di là della presenza
dei nipoti, i quali d’estate ravvivano le
giornate, anche nel resto dell’anno ci sia una
partecipazione alla vita della parrocchia. Perché
la stagione della vita più libera dagli impegni
non rimanga solo un tempo vuoto da
riempire su una panchina».
Renata Maderna
Alla ricerca della fede. In montagna e al
mare, nelle città sempre meno deserte,
al lago, in campagna. Quando la
pausa estiva dà un po’ di ristoro e la routine
quotidiana cede il passo al riposo è anche
tempo di sperimentare modi nuovi per arricchire
il proprio spirito. Le iniziative non mancano.
Ed è l’acqua a farla da padrona in un
Paese che ha circa 7.500 chilometri di costa e
oltre mille laghi. I preti italiani non mancano
di fantasia. Si moltiplicano le tende
dell’adorazione e le Lodi in spiaggia, sacerdoti
a disposizione per le confessioni dei bagnanti
e sollecite guide per insolite visite a
monasteri e santuari. «Se c’è una cosa che apprezzo
», dice Tiziana, 44 anni, calabrese, «è
la discrezione con la quale si presentano.
Nessuno insiste perché si partecipi a una iniziativa.
Penso che, soprattutto per chi non è
molto praticante, sia un’occasione per sentire
una parola diversa, per essere ascoltati».
«La settimana a cavallo di Ferragosto è
quella dove si registra l’affluenza più numerosa alla preghiera del mattino», aggiunge
don Claudio Vanetti, parrocchia Madonna
della fiducia a Solanas, in Sardegna. In un
posto incantevole, a misura d’uomo, anche i
vip di Torre delle Stelle hanno voglia di svegliarsi
un po’ prima per andare in spiaggia a
pregare. «E poi c’è anche la lectio divina il
mercoledì, l’adorazione eucaristica il venerdì.
Quando tornano i turisti mi cercano. Segno
che qualcosa di positivo è rimasto».
«Tutto sta, però, a come le cose vengono
proposte. La mia esperienza non è del tutto
positiva», sottolinea Francesco, 37 anni, romano.
«Quando sei sotto l’ombrellone e ti
stai rilassando può essere fastidioso che anche
lì qualcuno venga a sollecitarti».
Lo stile
è tutto. Le iniziative di maggior successo sembrano
quelle più sobrie e meno emotive.
Quelle che non “spingono” quasi fisicamente
le persone verso qualcosa.
Lo sa bene don Andrea Brugnoli, sacerdote
di Verona, impegnato nel progetto Sentinelle
del mattino e responsabile del Centro
per la formazione alla nuova evangelizzazione.
Il 13 agosto, in occasione del centenario
della fondazione di Milano Marittima, nella
movida ravennate è previsto l’arrivo di folte
schiere di giovani che partecipano all’iniziativa
Una luce nella notte, pensata proprio dal
Centro.
Di don Brugnoli è anche l’idea della
chiesa gonfiabile, un recinto composto da sei
moduli che delimita uno spazio per la preghiera.
Viene montata sulle spiagge, davanti
al mare, nelle piazze. «In tanti si avvicinano
attratti dalla novità, ma dentro trovano silenzio
e raccoglimento».
Lo stesso che si respira nella tenda
dell’adorazione eucaristica sulla spiaggia proposta
come ogni anno a Marina di Ragusa da
don Mauro Nicosia, parroco di Santa Maria
di Portosalvo. La località, che d’inverno non
supera i tremila abitanti, d’estate raggiunge
gli 80 mila facendo moltiplicare anche le
Messe festive che, dalle tre solite, diventano
nove e tutte partecipate.
Quest’anno, per i 70
anni della parrocchia, fino a fine agosto è visitabile
anche una mostra fotografica.
E ancora l’acqua è protagonista di un’altra
singolare iniziativa: la fede sotto il mare, percorsi
di pellegrinaggi subacquei alla scoperta
dei monumenti sottomarini che meglio esprimono
la religiosità. Dal Cristo degli abissi a
San Fruttuoso e all’Isola del giglio alla statua
di padre Pio a Marina di Camerota o la Madonna
del naufrago a Villasimius, i paesaggi
mozzafiato sono assicurati. «Con l’attenzione,
naturalmente, a non confondere il semplice
turismo religioso con una vera ricerca
di fede», mette in guardia Giorgio Anzil, responsabile
del progetto. «L’iniziativa», spiega,
«nasce soprattutto per un credo, una fede
da parte degli uomini verso il mare per quello
che offre, ma anche per quello che toglie.
Non dimentichiamo che i monumenti sono
spesso espressione di tragedie consumate in
mare».
Annachiara Valle
Chiese, opere d’arte, musei
diocesani, antiche vie
di pellegrinaggio, feste popolari,
processioni, eremi, monasteri.
È davvero ricca l’offerta che la
Chiesa italiana, nelle sue infinite
articolazioni, può offrire ai turisti.
«La situazione e l’intensità della
pastorale del turismo in Italia
si presenta un po’ a macchia
di leopardo.
Stiamo cercando
di far lavorare insieme diocesi
e parrocchie per offrire un migliore
servizio culturale e liturgico agli
ospiti», confida don Mario Lusek,
da 5 anni direttore dell’Ufficio
nazionale per la pastorale del tempo
libero, turismo e sport della
Conferenza episcopale italiana.
Il sacerdote mostra un certo
ottimismo circa il lavoro sinora
fatto. Originario di Fermo, 60 anni,
don Mario sa quali sono gli elementi
di forza su cui occorre puntare:
bellezza e minorità.
«Tantissime chiese
possiedono opere d’arte
di valore inestimabile
e sono oltretutto spesso
inserite in contesti
ambientali molto belli.
Un’occasione ideale per
riscoprire la bellezza delle relazioni
e degli scambi umani», precisa
al telefono da Londra, dove si trova
come assistente spirituale della
delegazione azzurra alle Olimpiadi.
«E non dimentichiamo la “minorità”,
intesa in senso francescano, che ci
deve far valorizzare quei luoghi fuori
dai circuiti tradizionali
turistici, ma che, allo
stesso tempo, possiedono
un grande patrimonio da
raccontare e da far vivere,
come tradizioni, feste,
liturgie, storie: sono
i piccoli borghi, così numerosi nella Penisola».
Tutto
questo richiede di essere declinato
con una parola oggi molto in voga:
accoglienza. «Fornire competenza
e cortesia agli ospiti è decisivo
anche per la fecondità dell’azione
pastorale, per questo stiamo
cercando di formare, attraverso
molti master universitari e non,
varie figure professionali tra cui
guide per gli spazi museali
e animatori liturgici per valorizzare
le chiese», precisa.
In questo sforzo
la collaborazione con gli enti
pubblici è fondamentale. Ma ancor
più importanti sono le iniziative
ecclesiali locali: «Crescono i vescovi
che accolgono i turisti con un
messaggio di saluto e le singole
parrocchie che, di loro iniziativa,
forniscono un dépliant sulla chiesa
o che arricchiscono il loro sito
Internet con informazioni su orari
e luoghi delle Messe e delle
confessioni, sui luoghi dove si può
vivere qualche momento
di adorazione e di preghiera e che
offrono un sussidio domenicale
liturgico in lingua. Non mancano
poi le comunità cristiane che
organizzano la cosiddetta “Giornata
dell’accoglienza”».