Le conferme aumentano le preoccupazioni: lo stato dei nostri
oceani sta sensibilmente peggiorando anche a causa del costante aumento delle
concentrazioni di anidride carbonica, cosa che, ovviamente, ha effetti negativi
su flora e fauna marina. Paolo Domenici dell'Istituto per l'ambiente marino
e costiero del Consiglio nazionale delle ricerche di Oristano, in collaborazione con i ricercatori della James
Cook university e dell'università di Oslo, ha effettuato due ricerche che
mettono in luce i rischi principali per i pesci, dalla perdita della naturale
tendenza a spostarsi, preferibilmente su un lato, di fronte a un ostacolo,
all'istinto di allontanarsi dall'odore di un predatore. «Il primo studio,
effettuato nella barriera corallina australiana e pubblicato su Biology Letters
dimostra, con i livelli di CO2 previsti nel 2100, la perdita della
lateralizzazione, ovvero della preferenza per il lato destro o sinistro durante
gli spostamenti quando i pesci si trovano davanti a un ostacolo», spiega
Domenici. «Un altro studio, appena pubblicato su Nature Climate Change, rileva
che i pesci invertono la capacità di allontanarsi dall’odore di un predatore,
con ovvie e pericolose conseguenze per la loro sopravvivenza».
Già in passato alcune ricerche avevano evidenziato gli
effetti negativi dovuti all'aumento di anidride carbonica negli oceani, ma relativamente a organismi con gusci calcarei,
con conseguenze dirette anche sulle percezioni sensoriali dei pesci: «Ora
abbiamo scoperto che queste disfunzioni comportamentali, di cui non si
conosceva il meccanismo, sono dovute al malfunzionamento del GABA-A, un
recettore del sistema nervoso centrale, con fondamentali effetti su diversi
tipi di neuroni, che dipende dalle quantità relative di ioni quali cloro e
bicarbonato, a loro volta alterate dall’esposizione a livelli elevati di CO2».
Decisivo un esperimento: i pesci sono stati prima sottoposti ad alta concentrazione di anidride
carbonica e, in un momento successivo, esposti alla gabazina, una sostanza che
blocca il recettore incriminato: un trattamento di minuti è stato sufficiente a
restituire ai pesci l'istinto a sfuggire dai predatori e la "preferenza
laterale" davanti agli ostacoli. Ancora Domenici: «Poiché tale recettore è
quasi universalmente presente nel sistema nervoso centrale degli organismi è
perciò possibile che l’incremento negli oceani della CO2, aumentata del 40%
negli ultimi due secoli e stimata per la fine del secolo tra 700-900 parti per
milione contro le attuali 380, abbia enormi conseguenze sul comportamento e la
sopravvivenza di numerose specie marine».