Mentre gli altri colleghi del cast di Violetta sono in tour senza di lei, Lodovica Comello, friulana, 25 anni, gli ultimi tre passati in Argentina sul set della serie tv della Disney più popolare del pianeta (dove interpretava Francesca, la migliore amica della protagonista), tenta la carta da solista.
E dopo il tutto esaurito registrato nelle attesissime date italiane, il 21 marzo scorso ha infiammato i suoi fan spagnoli a Barcellona, prima tappa internazionale del suo tour musicale che chiuderà i battenti in autunno dopo aver girato il mondo. Mariposa, in spagnolo “farfalla”, il suo secondo album, che segue il singolo Todo el resto no cuenta, è pubblicato in Italia e in altri 13 Paesi.
Violetta è stata la serie televisiva per ragazzi più vista del pianeta. I suoi fan personali su Twitter sono quasi un milione. La sua carriera musicale da solista è in ascesa. Tutto questo già a 24 anni. Come riesce a non montarsi la testa?
«Dipende dal carattere e dall’educazione. I miei genitori sono friulani semplici e intelligenti, e molto attaccati alla loro terra. Sentimento che sono riusciti a trasmettermi. Tornare a casa e sparecchiare la tavola o fare le cose più normali della quotidianità mi ha fatto capire che io sono sempre la stessa anche se sto vivendo delle cose molto più grandi di me. Il successo fa vivere una vita parallela spinta al massimo: se non si hanno punti di riferimento solidi è facile sballare, nel senso di drogarsi, deprimersi o addirittura arrivare al suicidio se nessuno ti riconosce più per strada. Se non si è equilibrati si scoppia. E io questo mestiere, fantastico ma pieno di squali pronti a sbranarmi se abbasso la guardia, lo vivo con la consapevolezza che nulla è eterno. Tutto qui».
Mariposa è l’album della sua svolta artistica. Qual è il valore aggiunto rispetto al precedente, Universo?
«Questo album lo considero mio figlio: l’ho visto nascere, crescere. Ho lavorato per mesi ai testi e alle sonorità. Durante la settimana ero sul set di Violetta anche dieci ore al giorno, nel weekend registravo l’album e l’unico collegamento con il mio produttore, che stava a 15 mila chilometri di distanza, era il computer. Universo, invece, è stato un progetto sperimentale: ci ho messo poco di mio perché ero più piccola, più concentrata su Violetta. I brani, oggi, sono 17, cantati in spagnolo, italiano e inglese per rendere l’album accessibile a tutti. Ogni traccia racconta un’esperienza diversa, autobiografica: c’è la nostalgia per l’Italia; la gioia e la paura di tornare in patria dopo tre anni in Argentina; l’essere diventata zia di una splendida bimba di otto mesi, figlia di mia sorella; l’amore per Thomas, con cui sto da tre anni e che era uno dei produttori di Violetta; il valore dell’amicizia».
C’è il tentativo di traghettare il suo pubblico verso nuove sonorità?
«È un album ragionato, segna la mia crescita artistica e umana. Il filo conduttore è il pop, ma ci sono delle contaminazioni rock, dance. Mi piacerebbe accompagnare gradualmente i miei fan verso altri territori musicali giocando con le sperimentazioni. I miei riferimenti musicali sono Elisa, Fabrizio De André, Joni Mitchell».
L’album è un modo per smarcarsi dal personaggio di Francesca?
«C’era il forte desiderio di farmi conoscere come Lodovica Comello cantautrice, senza filtri. Ma non mi aspettavo un successo personale così grande: temevo che i fan di Violetta, che erano affezionati al gruppo, avrebbero reagito male. Invece mi hanno incoraggiata in questo percorso da solista, anche sui social media. Le date italiane del tour erano tutte sold out. In particolare mi ha colpito la mia città, Udine, con la curva Comello. E poi Napoli, che si fa sempre sentire».
Cosa piace di lei alla gente?
«L’essere una figura positiva e propositiva. Da cantautrice, lancio dei messaggi positivi ai giovani e li dimostro in prima persona con il mio esempio di vita: parole e fatti corrispondono. Sono solare, sorridente, tranquilla. In questo ho imparato dai sudamericani: hanno seri problemi di criminalità, dittature terrificanti, crisi economiche catastrofiche, eppure sono ottimisti».
Prima ha parlato di amicizia. Ma i suoi vecchi amici del Friuli li vede ancora?
«A San Daniele ho il mio gruppetto che è rimasto immutato negli anni. Oggi riesco a tornare più spesso e ci vediamo tutti in piazzetta. È bello ritrovarsi e constatare che siamo sempre noi. Nonostante tutto».