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martedì 15 ottobre 2024
 
sicilia
 

Monsignor Lorefice: «Il Vangelo non ammette violenza e idolatria del potere»

16/03/2019  L'arcivescovo di Palermo lo ha ribadito dopo l'episodio della Messa celebrata in suffragio di un boss: la mafia è incompatibile con il messaggio cristiano. Ma c'è sempre spazio per la conversione.

(Foto Ansa: monsignor Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo, con papa Francesco durante la Messa celebrata nel capoluogo siciliano il 15 settembre 2018)

L’ultimo atto concreto contro la mafia, l’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice, lo ha firmato neppure un mese fa. Un decreto che stabilisce che chi si è macchiato di reati di stampo mafioso o che appartiene ad associazioni segrete contrarie alla fede della Chiesa e  ai valori evangelici come la massoneria, non può far parte delle confraternite. Un passo in più, l’ultimo appunto, in «un percorso evangelico chiaro portato avanti dalla Chiesa siciliana e non solo», dice oggi Lorefice di fronte all’episodio della Kalsa.

Monsignor Lorefice, la reazione della Curia alla Messa in suffragio del boss non si è fatta attendere, lei ha stigmatizzato apertamente con un comunicato l’atteggiamento di padre Frittitta…

Il sacerdote, essendo un frate carmelitano, non rientra sotto la mia giurisdizione ma il suo atteggiamento è stato deplorevole e inopportuno. Ha celebrato la Messa del trigesimo ma già non è ammesso il  funerale religioso per chi, peccatore pubblico, ha scontato una pena per associazione mafiosa e non ha dato con la necessaria analoga pubblicità segni di pentimento. La Chiesa ha fatto un chiaro percorso per marcare le distanze dalla mafia dichiarando l’inconciliabilità dell’appartenenza alle organizzazioni mafiose con l’annuncio del Vangelo. Non a caso, ho voluto ricordare la lettera dei Vescovi siciliani “Convertitevi”, scritta lo scorso anno in occasione del venticinquesimo anniversario dell’appello ai mafiosi di San Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi di Agrigento il 9 maggio 1993. Chi è mafioso si autoscomunica e si esclude da sé stesso dalla Chiesa. Ma anche per lui c'è possibilità di conversione, se riconosce e ammette il suo delitto, esprime pubblicamente gesti e scelte che dicano il suo cambiamento di vita, rinnegando la mentalità e la prassi mafiosa e accogliendo la logica evangelica.

In quella lettera si ripercorre la storia “antimafia” della Chiesa in Sicilia dal grido del cardinal Pappalardo su Sagunto espugnata all’inizio degli anni Ottanta a quello di Giovanni Paolo II ad Agrigento, all’uccisione di Padre Puglisi il 15 settembre del 93…   

Quella lettera è stata un modo di ribadire l’incompatibilità della mafia con il Vangelo e il percorso fatto in questo senso. Un modo per rilanciare l’impegno della Chiesa ai giorni nostri in cui la mafia continua a operare e non solo in Sicilia. Pappalardo ha vissuto anni terribili in cui gli omicidi dei servitori della giustizia e delle istituzioni non si contavano. Padre Puglisi è stato ucciso dopo il grido “convertitevi” ai mafiosi di Giovanni Paolo II ad Agrigento e lui stesso, in prima persona, aveva chiesto ai boss di convertirsi e di non ostacolare la sua opera di educatore e di evangelizzatore specialmente nei confronti dei loro figli, dei bambini e dei giovani. Da allora l'impegno di evangelizzazione della Chiesa per un cambiamento di mentalità e di cultura,  vera forza di contrasto alla logica mafiosa, non si è fermato e le parole di papa Francesco del 15 settembre scorso, come le scelte fatte dalla Chiesa di Palermo che raccoglie l'eredità di don Puglisi, - si pensi al decreto sulle confraternite - vanno nella stessa direzione.

Qual è il messaggio della Chiesa ai mafiosi?

La prospettiva di una Chiesa che parla della mafia come un problema ecclesiale che chiede di ripartire veramente dal Vangelo, di avere un vero volto missionario che annuncia a tutti la forza trasfigurante del Vangelo da accogliere al centro della vita. La conversione richiesta dal Vangelo è apertura ai valori del Regno di Dio. Questa è la sfida che noi abbiamo con i mafiosi: l’annuncio di un Vangelo che non può ammettere violenza e sopraffazione, idolatria del potere e del denaro. C’è bisogno di una conversione culturale. I cristiani vi debbono contribuire con un chiaro, coraggioso e credibile annuncio del Vangelo. Papa Francesco a Palermo  è stato meraviglioso affermando con chiarezza che “non si può credere in Dio ed essere mafiosi. Chi è mafioso non vive da cristiano, perché bestemmia con la vita il nome di Dio-amore. Oggi abbiamo bisogno di uomini e di donne di amore, non di uomini e donne di onore. […] Convertitevi al vero Dio di Gesù Cristo, cari fratelli e sorelle! Io dico a voi, mafiosi: se non fate questo, la vostra stessa vita andrà persa e sarà la peggiore delle sconfitte”.

 
 
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