Troppa sofferenza: meglio la fine del mondo!
Storiacce, buon Dio, storie terribili che ti restano
addosso, che ti si imprimono nella mente. L’immagine
degli occhi innocenti del bimbo di otto anni
ucciso, forse, dalla sua mamma nel Ragusano, ti resta
dentro, buon Dio, ti resta dentro. Lo sai, buon
Dio? Se tu mi avessi detto prima della creazione:
«Voglio creare l’universo e su un piccolissimo sperduto
pianeta mettere gli uomini a mia immagine e
somiglianza, e le piante e gli animali. Però... questo
comporterà grande sofferenza per tutte le creature,
e potrà anche accadere che una madre possa uccidere
il suo bimbo. Potrà anche accadere», lo sai buon
Dio? Io ti avrei risposto di lasciar perdere. Ma quel
che è fatto è fatto, non si può tornare indietro. Però,
una preghiera voglio rivolgertela: «Buon Dio, se
questo povero mondo deve ancora, per troppo tempo,
essere afflitto da tanta sofferenza, se milioni di
creature innocenti dovranno ancora patire le pene
dell’inferno, fa’ che la fine del mondo venga al più
presto, porta tutti con te in paradiso, assieme agli
angeli e non se ne parli più».
FRANCESCA R.
Di fronte ai mali del mondo, soprattutto quando il
dolore si accanisce su piccole vittime innocenti, viene
spontanea la voglia di ribellarsi e chiedere conto dell’ingiustizia
della sofferenza a un Dio che sembra sordo, silenzioso
e impotente alle nostre suppliche. La stessa fede
è messa a dura prova. Come Giobbe saremmo tentati
di maledire il giorno stesso in cui siamo nati. Ma come
lui, così torturato e trafitto negli affetti e nelle cose
più care, sappiamo di poter ritrovare un senso in quel
grande amore di Dio, che ha assunto il dramma della
sofferenza umana nel Figlio crocifisso.