La grande scommessa. Poteva essere questo il titolo del nuovo film di Paolo Sorrentino. Per raccontare Silvio Berlusconi ha seguito l’anima seriale di The Young Pope, e ha diviso il “biopic” in due parti: Loro 1, in sala dal 24 aprile, e Loro 2 dal 10 maggio.
Un’operazione per duplicare gli incassi? Probabile. L’idea forse era di costruire l’hype col primo capitolo, e poi volare in pompa magna al Festival di Cannes con il seguito. Ma qualcosa è andato storto. All’inizio l’intera vicenda doveva durare più di cinque ore, poi sono iniziati i tagli. Loro 1 è di 104 minuti. Sul 2 non si sa ancora. Eppure il montatore Cristiano Travaglioli era stato bravissimo a condensare La grande bellezza in meno di tre ore (nella versione integrale). Perché dividerlo?
Noi l’abbiamo visto in anteprima e Loro 1 sembra un lungo trailer del film che verrà. Non stupisce che il delegato generale del Festival di Cannes Thierry Fremaux lo abbia escluso. Le scommesse, prima dell’annuncio del programma ufficiale, davano Sorrentino quasi sicuramente in concorso. In seguito si è pensato a un fuori concorso, un evento speciale, poi è calato il silenzio. L’esclusione non è ancora certa, ma difficilmente Fremaux tornerà sui suoi passi per fare un annuncio dell’ultimo minuto.
Questa volta il binomio Sorrentino-Servillo sembra non aver convinto i selezionatori, e neanche noi. L’opera è ancora incompiuta, bisognerà aspettare Loro 2 per chiudere il cerchio, ma siamo ben lontani dall’affresco dell’Italia della Prima Repubblica ne Il divo, da dove Andreotti usciva avvolto da un’aura misteriosa e fosca. Il mantra “bisogna perpetuare il male per garantire il bene” viene sostituito da sproloqui sull’inconsistenza della verità. “La gente crede a tutto, serve solo il tono giusto per convincerla”, spiega un Servillo irriconoscibile. Sembra la caricatura di Berlusconi. Canta, balla e dispensa sorrisi al pubblico, mentre cerca di riconquistare la sua Veronica perduta. Personaggi più o meno fittizi si mescolano con la realtà.
Sorrentino imita Fellini, anche se è lontano anni luce. Sostituisce gli intrighi del potere con l’estetica delle grandi feste in piscina, e indugia sulle cene eleganti e il bunga bunga. La storia non finisce qui. Jep Gambardella e La grande bellezza appartengono al passato. E leggendo tra le righe, Sorrentino sembra quasi chiedersi come sia ancora possibile che l’ex-presidente del Milan sia ancora in lizza per diventare Presidente del Consiglio. Intanto a uscirne sconfitto è il cinema.