Louise Elisabeth Glück, nuovo premio Nobel per la letteratura, è uno di quei nomi poco noti al grande pubblico, ma di assoluto valore letterario. Poetessa, nata a New York in una famiglia di immigrati ebrei ungheresi e cresciuta a Long Island, è autrice di 12 raccolte poetiche, che le sono già valse il Premio Pulitzer, il National Book Awarde il Poeta laureato, i massimi riconoscimenti letterari americani. A parte questi elementi, si sa poco della sua vita. Sembra che abbia sofferto di anoressia, facendo esperienza fin da giovane del dolore.
Quello del dolore, della sofferenza, del "male" in tutte le sue forme è un tema ricorrente nei suoi versi, che si condensano in una serie di polarità: anima-corpo, sipirito-materia, vita-morte...
Ecco la motivazione del Nobel: la scrittrice è stata premiata - si legge nella motivazione dell'Accademia reale svedese - «per la sua inconfondibile voce poetica che con l'austera bellezza rende universale l'esistenza individuale».
L'anno scorso era uscita Averno, la sua ultima raccolta poetica tradotta in italiano per le edizioni Dante & Descartes; del 2003 era L'iris selvatico per le edizioni Giano.
Non un nome eclatante, e nemmeno "politico", come è accaduto a volte nelle scelte degli Accademici svedesi. Tuttavia un'autrice che merita di essere conosciuta, una poetessa autentica, profonda, totalmete votata alla scrittura letteraria, che affida ai suoi versi il suo messaggio al mondo. L'augurio è che il Nobel convinca tante case editrici a tradurre le sue poesie per farle conoscere ai lettori più attenti e sensibili.