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domenica 06 ottobre 2024
 
Colloqui col Padre
 

«Lui cerca donne in rete e frequenta siti porno»

07/04/2016  Una mamma confessa d’essere disperata da quando ha scoperto che il figlio cinquantenne, sposato da due anni con una giovane moglie, conosciuto e stimato professionista presso una associazione cattolica, in realtà ha una doppia vita ed è dedito al sesso perverso.

Caro don Antonio, sono mamma di due figli ormai adulti e sono disperata. Vengo subito al sodo: ho scoperto che il mio secondo figlio, cinquantenne, con un importante incarico di lavoro, conduce una doppia vita. La moglie, sposata da due anni e molto più giovane di lui, lo ha lasciato da un giorno all’altro per non sottostare alle sue perversioni sessuali. Le imponeva scambi di coppia e rapporti con più persone di entrambi i sessi.
Lui ha detto a tutti che lei se n’è andata perché innamorata di un altro. Ma io ho avuto un colloquio con lei che, piangendo, mi ha raccontato tutto. Aveva pudore a parlarmene, perché non voleva farmi soffrire, sentendo certe cose. Poi, ho affrontato mio figlio per chiedergli spiegazioni, anche se mi tremavano le gambe. Lui mi ha ribaltato la situazione, dicendo che era costretto a sottostare ai desideri della giovane moglie, troppo “focosa”. Ho voluto credergli, ma il dubbio che mi abbia mentito m’è rimasto. Così, per non vivere nell’incertezza, mi sono avvalsa di un investigatore privato.
Da quando sua moglie è andata via, ho prove certe che lui continua a cercare donne in Rete e a frequentare siti porno, dove si propone per giochi erotici. Per catturare le ragazze fa leva sulla sua disponibilità economica e sul ruolo importante che svolge in un’associazione, tra l’altro di matrice cattolica. La doppia personalità di mio figlio mi ha gettato nella disperazione. Mi rendo conto che è malato: la sua dipendenza dal sesso lo induce a ingannare altre donne e a gettare discredito su sé stesso e sull’organizzazione per cui lavora. Ha impiegato una vita per diventare il bravo professionista che tanti conoscono e stimano. Ora corre il rischio di mandare tutto all’aria per la sua perversione. Faccio fatica, come madre, ad accettarlo. Me ne vergogno. Mi aiuti, la prego: che posso fare? Lo si può obbligare a curarsi? Non posso abbandonarlo.

MAMMA DISPERATA

Quanto accade a questo cinquantenne, dalla doppia e perversa esistenza, è perfettamente in linea con una società che ha svilito il sesso, l’amore, il matrimonio, gli impegni duraturi. E, in fondo, la vita stessa. Quel che conta, oggi, è apparire e appagare ogni desiderio; rincorrere la felicità e il dio denaro, in una corsa sfrenata e affannata, che non si sa dove porta. Di sicuro, non alla felicità. Quel che è certo è che, ogni giorno, va indossata una maschera di ipocrisia per esibire finti sorrisi o falsa bontà; e per abbindolare persone deboli o ingenue, abbagliate dal successo o dalla disponibilità economica. Ma, forse, siamo di fronte al disperato tentativo di colmare un vuoto esistenziale e di valori, che nessun eccesso di sesso, ancor più se perverso, riuscirà mai a soddisfare.
Purtroppo, sono in tanti a esserne dipendenti, se non schiavi, in una società edonistica che non eleva certo lo spirito. Pubblicità, vecchi e nuovi mass media non fanno altro che trasformare il corpo, soprattutto delle donne, in oggetto di desiderio e conquista. O, peggio, in “merce” di cui si può disporre a piacimento, basta solo pagare o accettare la legge del “baratto”, come nello scambio di coppie per rapporti sessuali assurdi e sfrenati.
È un male molto diffuso, più di quanto ci si possa immaginare, consumato nell’ombra del silenzio e dell’ipocrisia o nell’oscurità della notte. Sintomo di immaturità e di profonda debolezza, coltivata in solitudine, in gruppo o in incontri occasionali, facilitati da un uso irresponsabile della Rete e dei social network. E che riserva incredibili sorprese, ancor più sconvolgenti quando si tratta del proprio figlio o di persone insospettabili, conosciute e stimate.
Sono fenomeni avvolti per anni nel silenzio, fino a quando la cronaca squarcia il velo dell’ipocrisia, dell’inganno e dell’ambiguità. È solo di qualche giorno fa la storia di un giovane prete milanese, anch’egli cinquantenne, che per tre anni ha, forse, affogato la sua solitudine in rapporti sessuali a pagamento con un adolescente tossicodipendente. L’adescamento avveniva on line, tramite chat, come per il figlio della nostra “mamma disperata”, che cercava donne in Rete per giochi erotici. La facilità d’accesso in Rete a siti porno, che espongono la più ampia varietà di perversioni sessuali, allenta i freni inibitori e induce a trasferire nella realtà quel “mondo virtuale” dove tutto è facile, lecito e permesso.
Che fare? Come conciliare il dottor Jekyll e mister Hyde, cioè l’irreprensibile e insospettabile figlio, amico o prete con la persona ossessionata da impulsi sessuali malsani, che naviga selvaggiamente in Rete a caccia di siti porno? Per i casi patologici c’è lo psicoterapeuta. Per gli altri c’è la vita che va riempita di contenuti, ideali e valori.

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