Caro don Antonio, sono mamma di due figli ormai adulti e sono disperata.
Vengo subito al sodo: ho scoperto che
il mio secondo figlio, cinquantenne,
con un importante incarico di lavoro,
conduce una doppia vita. La moglie,
sposata da due anni e molto più giovane di
lui, lo ha lasciato da un giorno all’altro per
non sottostare alle sue perversioni sessuali. Le
imponeva scambi di coppia e rapporti con più
persone di entrambi i sessi.
Lui ha detto a tutti che lei se n’è andata
perché innamorata di un altro. Ma io ho avuto
un colloquio con lei che, piangendo, mi ha raccontato
tutto. Aveva pudore a parlarmene,
perché non voleva farmi soffrire, sentendo
certe cose. Poi, ho affrontato mio figlio per
chiedergli spiegazioni, anche se mi tremavano
le gambe. Lui mi ha ribaltato la situazione,
dicendo che era costretto a sottostare ai desideri
della giovane moglie, troppo “focosa”.
Ho voluto credergli, ma il dubbio che mi abbia
mentito m’è rimasto. Così, per non vivere
nell’incertezza, mi sono avvalsa di un investigatore
privato.
Da quando sua moglie è andata via, ho prove
certe che lui continua a cercare donne in
Rete e a frequentare siti porno, dove si propone
per giochi erotici. Per catturare le ragazze
fa leva sulla sua disponibilità economica e sul
ruolo importante che svolge in un’associazione,
tra l’altro di matrice cattolica. La doppia
personalità di mio figlio mi ha gettato nella
disperazione. Mi rendo conto che è malato: la
sua dipendenza dal sesso lo induce a ingannare
altre donne e a gettare discredito su sé stesso e
sull’organizzazione per cui lavora. Ha impiegato
una vita per diventare il bravo professionista
che tanti conoscono e stimano. Ora corre il
rischio di mandare tutto all’aria per la sua perversione.
Faccio fatica, come madre, ad accettarlo.
Me ne vergogno. Mi aiuti, la prego: che
posso fare? Lo si può obbligare a curarsi? Non
posso abbandonarlo.
MAMMA DISPERATA
Quanto accade a questo cinquantenne,
dalla doppia e perversa esistenza, è perfettamente
in linea con una società che
ha svilito il sesso, l’amore, il matrimonio,
gli impegni duraturi. E, in fondo, la
vita stessa. Quel che conta, oggi, è apparire
e appagare ogni desiderio; rincorrere la felicità
e il dio denaro, in una corsa sfrenata e affannata,
che non si sa dove porta. Di sicuro, non alla felicità.
Quel che è certo è che, ogni giorno, va indossata
una maschera di ipocrisia per esibire finti sorrisi o
falsa bontà; e per abbindolare persone deboli o ingenue,
abbagliate dal successo o dalla disponibilità
economica. Ma, forse, siamo di fronte al disperato
tentativo di colmare un vuoto esistenziale e di
valori, che nessun eccesso di sesso, ancor più se
perverso, riuscirà mai a soddisfare.
Purtroppo, sono in tanti a esserne dipendenti,
se non schiavi, in una società edonistica che non
eleva certo lo spirito. Pubblicità, vecchi e nuovi
mass media non fanno altro che trasformare il
corpo, soprattutto delle donne, in oggetto di desiderio
e conquista. O, peggio, in “merce” di cui si
può disporre a piacimento, basta solo pagare o accettare
la legge del “baratto”, come nello scambio
di coppie per rapporti sessuali assurdi e sfrenati.
È un male molto diffuso, più di quanto ci
si possa immaginare, consumato nell’ombra del
silenzio e dell’ipocrisia o nell’oscurità della notte.
Sintomo di immaturità e di profonda debolezza,
coltivata in solitudine, in gruppo o in incontri occasionali,
facilitati da un uso irresponsabile
della Rete e dei social network. E che riserva
incredibili sorprese, ancor più sconvolgenti quando
si tratta del proprio figlio o di persone insospettabili,
conosciute e stimate.
Sono fenomeni avvolti per anni nel silenzio, fino a quando la cronaca squarcia il velo dell’ipocrisia,
dell’inganno e dell’ambiguità. È solo
di qualche giorno fa la storia di un giovane prete
milanese, anch’egli cinquantenne, che per tre
anni ha, forse, affogato la sua solitudine in rapporti
sessuali a pagamento con un adolescente
tossicodipendente. L’adescamento avveniva on
line, tramite chat, come per il figlio della nostra
“mamma disperata”, che cercava donne in Rete per
giochi erotici. La facilità d’accesso in Rete a siti
porno, che espongono la più ampia varietà di
perversioni sessuali, allenta i freni inibitori e
induce a trasferire nella realtà quel “mondo virtuale”
dove tutto è facile, lecito e permesso.
Che fare? Come conciliare il dottor Jekyll e
mister Hyde, cioè l’irreprensibile e insospettabile figlio, amico o prete con la persona ossessionata
da impulsi sessuali malsani, che naviga selvaggiamente
in Rete a caccia di siti porno? Per i casi patologici
c’è lo psicoterapeuta. Per gli altri c’è la vita
che va riempita di contenuti, ideali e valori.