Si fa chiamare educanimatore. Ha un’AnimaGiovane, una laurea in teologia e due guantoni bianchi che porta sempre sul palco. Ma, soprattutto, ha fatto la storia dell’animazione giovanile negli oratori. Dietro al fenomeno dei campi, dei centri estivi o dei Grest che dir si voglia, c’è infatti lui: Luigi Cotichella. Ex seminarista, ora uomo sposato e padre di famiglia, Cotichella ha rivoluzionato le estati (ma non solo…) parrocchiali, a ritmo di musica e spettacoli creativi. La fantasia è il suo biglietto da visita: ama strappare sorrisi e condurre in mondi immaginifici, ironici, dove guardare il mondo da prospettive nuove, mai banali. «La fantasia è imparentata con il linguaggio parabolico: usando l’immaginazione, ti porto altrove affinché un tema possa risuonare dentro di te. A quel punto parte la riflessione, che resta sempre molto esperienziale, fino ad arrivare al momento della preghiera dove gli stessi concetti sono letti alla luce di un annuncio più diretto», spiega Cotichella. «La fantasia, dunque, fa sì che i ragazzi non ergano subito dei muri e si possano aprire all’ascolto. Inoltre il fatto di rivivere la fede alla luce di altri linguaggi è un aiuto anche per me a riscoprire, ogni volta, il mio credo».
Immaginazione, dunque, ma anche musica. Parecchia musica. Con la sua cooperativa sociale AnimaGiovane, Cotichella ha di fatto alzato la qualità della musica negli oratori. Pur essendo inni semplici e giocosi, le sue canzoni sono diventati il marchio di fabbrica delle estate di intere generazioni. Quello di quest’anno si chiama So up e cavalca i ritmi rap e commerciali attualmente in voga. «All’inizio coltivavo persino delle velleità come autore musicale e mi ero iscritto a un workshop con Oscar Prudente, il produttore di Battisti. Mi disse di lasciare perdere perché ero condannato a fare canzoni di animazione o, al massimo, i musical. Aggiunse che mi venivano molto bene, ma a quel punto io ci ero già rimasto malissimo (ride, ndr!)», ricorda Cotichella. In realtà, poi, il nostro è comunque finito nel mondo musicale grazie alla collaborazione con la band rock The Sun, di cui ha curato il nuovo spettacolo Ogni benedetto giorno. «Li ho aiutati soprattutto per quel che riguarda la parte di palco e di comunicazione», precisa. «Dei The Sun mi piace proprio il loro progetto di comunicazione e, conoscendoli anche nella loro vita privata, so che il loro è un percorso autentico: sono veri e guardano con autenticità alla vita».
Ed è proprio questo amore per la realtà, così com’è, con le sue storpiature e i suoi slanci, che ha spinto Cotichella a proporre, come tema dei Grest torinesi, un approfondimento sulla comunicazione e sulla comunione: Che bella notizia – Se la vivi si vede. Il primo, forse, che non mette al bando i social (per i più grandi). «Non siamo a favore dello spegnimento dei cellulari, anche perché sarebbe una battaglia persa in partenza. Semmai, ragioniamo su come vivere i social e sulla riscoperta della comunicazione in termini di comunione», spiega Cotichella. «Se oggi dovessi portare degli adolescenti in campeggio, probabilmente proporrei loro di staccare, per un giorno, il cellulare ma non per incoraggiarli a vivere senza, ma semplicemente per fare loro assaporare come era il mondo quando quegli strumenti ancora non esistevano». Tra l’altro, Cotichella sottolinea come la nascita dei social abbia origine dal proposito, buono, di migliorare le relazioni sociali: «Alla fine l’umano chiede sempre di tornare alla vita. Poi è chiaro che, come spesso accade, ci si perde e bisogna fare degli sforzi educativi. Ma tali sforzi devono partire dalla realtà che è, non da quella che vorremmo».