«La sera lo vado a leggere in teatro, ma per tutta la giornata vivo vorticosamente nel mondo di Primo Levi», Luigi Lo Cascio, fino al 12 maggio, al Teatro Astra di Torino con una lettura scenica del Sistema periodico, racconta così l’incontro professionale con lo scrittore torinese, cui Torino sta rendendo omaggio, nei teatri e al salone del libro, nel centenario della nascita.
«Non ho avuto la fortuna di incontrare a scuola questo autore così decisivo per la storia del Paese. Mi sono dovuto immergere in lui. Più lo leggo più mi rendo che il Sistema periodico è quasi una summa. Non è altro da Se questo è un uomo, né altro da Levi. Queste cinque storie che io leggo in teatro, tra le 21 del testo tutte intitolate con il nome di un elemento chimico, sono tutt’uno con la vita stessa e con il suo mistero, e con la vita di Levi, che anche grazie ai suoi studi di chimica nel campo di concentramento si è salvato».
L’attore siciliano accosta l’esperienza che sta vivendo con Levi a quanto sperimentato portando a teatro Pasolini: «Era un testo tratto tutto dalle sue poesie, da cui usciva nell’insieme quasi un autoritratto, quasi l’incarnazione, nelle parole, di un’anima senza corpo, poi incarnata fino allo scempio dell’ultimo giorno. Pasolini come Levi non può essere letto così, distrattamente, mettendo un libro in mezzo ad altre cose, sono figure che richiedono un approfondimento, quasi uno sprofondamento nell’opera per essere compresi a fondo».
L’esito dello sprofondamento è quasi una rivelazione: «Tendiamo a pensare che Primo Levi come a un testimone e rischiamo di essere ingannati dalla sua scrittura apparentemente semplice. Leggendola a fondo, soprattutto a voce alta, ci si rende conto che non è affatto una scrittura disinvolta o spontanea nell’urgenza testimoniale. A Levi interessa comunicare, tutto, dalla chimica, all’esperienza del lager, e per questo si pone il problema della chiarezza, ma è una chiarezza che ha la densità della parola scelta in modo preciso, con slanci poetici. Tutto questo fa sì che la sua lingua sia molto leggibile ad alta voce, che sia una lingua in questo senso tetrale. Io non ne faccio uno spettacolo vero e proprio, ma una lettura-concetto, con una dimensione sonora molto pronunciata curata da Gup Alcaro dentro cui io leggo cinque “elementi”, cioè cinque storie .
La “condensazione” del testo che rispetta alla lettera Levi è stata fatta dal regista Valter Malosti e da Domenico Scarpa, drammaturgo e studioso di letteratura. Sono gli stessi autori che hanno predisposto il testo di Se questo è un uomo che negli stessi giorni Malosti sta dirigendo e personalmene interpretando al teatro Carignano di Torino. Una sfida riuscitissima, che nella recitazione asciutta e nella soluzione scenografica essenziale, rende alla perfezione l’idea della teatralità “non teatrale”, priva di retorica, della voce di Levi che così emerge potentissima nella forza dei fatti e della testimonianza, quasi nuda e per questo straordinariamente efficace. Entrambi gli spettacoli fanno parte del progetto che Malosti, direttore della Fondazione Teatro Piemonte Europa, sta dedicando allo scrittore con la collaborazione del centro internazionale di studi Primo Levi, del Comitato nazionale per le celebrazioni del centenario della nascita di Primo Levi, del Polo del ‘900 e di Giulio Einaudi editore. Se questo è un uomo a Torino fino al 12 maggio, sarà a Novembre al teatro Argentina di Roma.