Il cardinale Gualtiero Bassetti, 79 anni. Tutte le foto di questo servizio sono dell'agenzia Ansa.
La guerra alle porte dell’Europa e l’accoglienza dei profughi, oggi e soprattutto domani. La crisi economico- demografica che l’Italia sta attraversando. La vita violata dei minori abusati e il rispetto di quella che è giunta al termine del cammino. È una lettura della situazione a 360 gradi quella che il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, ha tenuto questo pomeriggio aprendo la sessione primaverile del Consiglio episcopale permanente, che andrà avanti fino a mercoledì 23. «Qual è il nostro sguardo sulla realtà?» è la domanda che ha attraversato l’introduzione di questo appuntamento che cade all’inizio del «cammino sinodale, in questo tempo dedicato all’ascolto». L’ultimo appuntamento per Bassetti prima dell’Assemblea generale ordinaria, dal 23 al 27 maggio, che avrà per tema: “In ascolto delle narrazioni del Popolo di Dio. Il primo discernimento: quali priorità stanno emergendo per il Cammino sinodale?”, e da dove uscirà la terna da sottoporre al Papa per la nomina del suo successore.
Lo sguardo sul reale non può che fermarsi per prima cosa alla guerra. L’accoglienza dei profughi, ha esordito il Presidente della Cei, «è una testimonianza di carità e di fraternità che diventa impegno concreto per un futuro di pace contro il virus dell’egoismo e dell’indifferenza». Guarda ai prossimi mesi Bassetti e al flusso di coloro che scappano: «Non si può pensare che i Paesi di confine possano sostenere da soli l’impegno umanitario: occorrerà che l’Unione Europea decida di attuare un vero e proprio piano di ridistribuzione dei cittadini ucraini nei vari Stati membri». Già oggi stiamo assistendo all’arrivo di profughi anche nel nostro Paese. «Nelle prossime ore, alcuni voli umanitari, da Varsavia, giungeranno in Italia, permettendo a centinaia di cittadini ucraini di essere accolti da circa 20 Caritas diocesane del nostro Paese. Sono numeri che cresceranno e che richiederanno un’accoglienza di non breve periodo».
A questo proposito Bassetti ha auspicato che «la mobilitazione della comunità politica internazionale possa trovare una soluzione al conflitto, intensificando gli sforzi diplomatici per arrivare alla cessazione delle ostilità e dell’indiscriminata violenza, che rappresentano sempre un passo indietro nel cammino dell’umanità». La ricerca del dialogo e della pace, ha ricordato il cardinale, è stata al centro del recente Incontro “Mediterraneo frontiera di pace”, dal 23 al 27 febbraio, dove con la firma della “Carta di Firenze” vescovi e sindaci del mare nostrum hanno dichiarato: «Noi vogliamo costruire la pace: vogliamo farlo per le nostre città, per le nostre comunità religiose, per le nostre famiglie, per i nostri figli. La pace è un valore che non si può barattare con nulla. Perché la vita umana non si compra e non si uccide! Sogniamo e vogliamo la pace tra tutti i popoli». Per questo, venerdì 25 marzo, festa dell’Annunciazione, la Chiesa in Italia si unirà «con i Vescovi e i presbiteri di tutto il mondo a papa Francesco che consacrerà la Russia e l’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria»:
Guardando all’Italia, Bassetti ha rilevato come la speranza di una crescita serena dopo la crisi pandemica sia stata minata sul nascere dalla guerra e dalla crisi economica che ne è seguita. «La crisi energetica e l’aumento generalizzato dei prezzi stanno invece pesando in misura considerevole sull’andamento dell’economia e sulla vita concreta delle famiglie, già duramente provate dalle conseguenze della pandemia». Anche sul versante demografico, ha sottolineato, i dati sono ancora una volta negativi, per l’effetto combinato «delle morti per Covid e dell’ennesimo minimo storico delle nascite che per la prima volta si sono fermate sotto la soglia emblematica delle 400mila unità. È confortante la notizia delle prime erogazioni dell’assegno unico per i figli, un provvedimento lungamente atteso che in prospettiva potrebbe contribuire in modo significativo ad arginare questa deriva e che andrebbe integrato con altre misure non solo economiche».
Poiché il lavori del Consiglio prevedono all’ordine del giorno - oltre alle proposte dei percorsi di accesso ai ministeri del lettorato, dell’accolitato e del catechista e ad alcune prime riflessioni sull’adeguamento degli “Orientamenti e norme per i seminari” alla luce della Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis, - anche un aggiornamento circa le attività di contrasto agli abusi promosse dal Servizio Nazionale per la tutela dei minori, Bassetti ha dedicato un ampio paragrafo a questo tema nella sua introduzione. Ormai «è possibile dire che la rotta è tracciata e ben salda», in quanto a tre anni dall’emanazione delle rinnovate linee guida, incentrate sulla garanzia per le vittime, e dalla costituzione del Servizio nazionale, «non solo vi è una rete di Servizi che tocca ogni Diocesi italiana, ma con l’istituzione capillare di Centri di ascolto, diocesani e interdiocesani, sono stati resi disponibili luoghi dove – con persone formate e competenti in grado di accogliere, comprendere e confortare – viene esercitata l’accoglienza autentica delle vittime. Grazie a una formazione sempre più diffusa, inoltre, è possibile parlare oggi di un aumento globale della consapevolezza in ogni membro della comunità ecclesiale, di una cultura rivolta sempre più alla riparazione che al nascondimento, di una tensione alla verità e alla giustizia che non lascia indietro nessuno». Prosegue, in tal senso, «il cammino di discernimento e impegno per comprendere cosa è accaduto e perché». Un’affermazione che potrebbe lasciar pensare che la proposta affiorata da più parti, di una commissione indipendente di indagine sugli abusi commessi dal clero, sulla scia di quanto fatto da altre Chiese europee, faccia ormai pienamente parte del dibattito tra gli stessi vescovi e verrà probabilmente riproposta anche a maggio.
Infine, nella conclusione, Bassetti si è chiesto quale possa essere il contributo dei credenti alla storia di oggi. «L’uomo e la donna di fede si mettono in ascolto di ogni persona che incontrano, in atteggiamento di accoglienza incondizionata dell’altro, soprattutto dei più fragili. Scelgono, con la postura del pellegrino, di essere in comunione, operando con delicatezza e umiltà con le Chiese sorelle e le altre religioni, e anche con coloro che, pur professandosi lontani dalla fede, vivono valori profondamente umani. Un contributo a tutto campo, quello del popolo di Dio, per custodire la vita, dono del Signore, in ogni sua espressione e testimoniare che Dio si prende concretamente cura dell’umanità».