Io resto a casa
Stimatissimo direttore, mai come in questo delicato e angosciante momento di emergenza sanitaria del coronavirus, la casa è diventata un luogo di raccoglimento, lettura e contemplazione.
Il noto motto inglese in lode dell'intimità domestica, della serenità del focolare, così recita: "Home, sweet home" (casa dolce casa). E noi tutti dobbiamo restare a casa, come ci viene richiesto insistentemente dalle autorità preposte, per sconfiggere un male silenzioso e subdolo, contro il quale la scienza medica è gli operatori sanitari stanno lottando alacremente. Quindi non vanifichiamo i loro nobili e indefessi sforzi.
Rimanere tra le mura domestiche è una opportunità per ridisegnare le nostre abitudini e le nostre attività quotidiane. Dobbiamo riscoprire la forza della fede e della preghiera: una panacea per sanare tutti i mali spirituali e corporali. Deve avvenire in noi una palingenesi interiore in materia di affetto, rispetto e amore per il prossimo. Valori, ahimè, troppe volte messi da parte nell'abituale tra tran quotidiano.
Concludo dicendo: questo è il momento di restare a casa. Solo così possiamo obbedire ad un profondo senso civico e ascoltare la voce della nostra coscienza. Tutto volto al bene della collettività in questo duro frangente.
San Paolo diceva: "L'uomo, nonostante le sue conquiste, resta un mendicante in cerca d’amore". Tutti uniti ce la faremo.
Con affetto e stima ineguagliabile.
Franco Petraglia
Provincia di Avellino.