La volontà salvica di Dio è universale e rivolta a tutti gli uomini, i quali, nella misura in cui, tramite la fede, accolgono nella loro esistenza la grazia risultano predestinati da Dio alla salvezza eterna. Il concetto di predestinazione non va quindi interpretato né come una sorta di selezione previa fra giusti e peccatori, né in maniera deterministica, quasi che una volta selezionati non ci sia più nulla da fare né da parte di Dio né da parte nostra. La Chiesa cattolica ha ribadito questa profonda verità in occasione della crisi giansenista, nel cui ambito si affermava che Cristo non è morto per tutti, ma solo per i giusti. Ciò è possibile se pensiamo che in Dio non c’è un prima e un poi, ma tutto in lui è presente ed eterno. Il prima e il dopo fanno parte della nostra storia, che possiamo orientare con le nostre scelte e con la nostra adesione o il nostro rifiuto della volontà divina. Alla fede cristiana non appartiene la nozione di “destino” o “fato” ineluttabile, in quanto Cristo con la sua libertà è venuto a liberarci e quindi a donarci la possibilità di decidere di noi stessi e della nostra esistenza.