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lunedì 12 maggio 2025
 
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Ma anche per il cristiano il vaccino è un obbligo?

03/09/2021  La decisione del Governo di rendere obbligatoria l'immunizzazione ha creato dibattito anche tra i cattolici. Ma cosa dice la morale cristiana in merito? Un articolo del teologo Pino Lorizio

«[I cristiani] osservano le leggi, ma col loro comportamento le superano» (Discorso a Diogneto). Questo passaggio dello scritto proto-cristiano rivolto a un pagano, che intendeva indagare ed essere informato sull’identità dei credenti in Cristo e sul loro rapporto con la città terrena, risulta sempre attuale in tutte le occasioni in cui siamo chiamati a fare i conti con la società civile, la politica, il potere, le leggi… Applicando il dettato del testo al nostro oggi, possiamo ricavarne che, come cristiani, non siamo chiamati ad aspettare disposizioni prescrittive per operare il bene, in quanto obbediamo all’imperativo etico di cercare sempre non solo la salvaguardia dei nostri interessi, ma anche quella altrui.

In questa prospettiva e in primo luogo, non sappiamo se lo Stato sia in grado di obbligare al vaccino anti-COVID. Per quanto i risultati fin qui ottenuti lascino optare per la bontà dei prodotti che si vanno somministrando e gli episodi nocivi risultino pressoché irrilevanti dal punto di vista statistico, comunque non sarebbe a mio avviso affatto auspicabile un obbligo generalizzato della vaccinazione, piuttosto bisognerebbe operare a livello informativo ed educativo, perché se ne comprenda l’utilità e oserei dire la necessità. E proprio quanti operano nella scuola dovrebbero sentirsi particolarmente coinvolti in tale processo di formazione alla cura non solo della propria personale salute, ma anche di quella altrui.

In secondo luogo, la situazione attuale e i ripetuti richiami di papa Francesco e delle autorità civili perché si affronti la vaccinazione, si inquadrano nel contesto di quella che Hans Jonas chiamava un’“etica della responsabilità”, che presuppone la capacità di rendersi conto di quanto attiene al “bene comune”, senza fermarsi al proprio interesse privato. E la responsabilità è come il coraggio di manzoniana memoria: se uno non ce l’ha, non se la può dare, ma forse può attingere, anche se come don Abbondio non è nato con un cuor di leone, a strumenti e informazioni attendibili, senza fermarsi alle fake news e alle ideologie propagandistiche, che possano aiutare a compiere scelte responsabili.

Infine non possiamo dimenticare che il luogo della decisione è la “coscienza” della persona, inviolabile, persino da Dio che non ci costringe al bene e non ci ferma se stiamo per compiere delle scelte errate. Il dovere dei mezzi di comunicazione, degli educatori, degli adulti, dei politici e di chi ha responsabilità nella società è quello di illuminare con onestà intellettuale le coscienze. Del resto la costrizione non è mai auspicabile, se non i casi eccezionali. Nella nostra situazione, le coscienze personali si misurano con paure, spesso indotte, talvolta anche legittime, che trattengono alcuni dal compiere il gesto responsabile che è loro richiesto. Non solo la persuasione, ma la vicinanza a queste esistenze può convincere ed aiutare a superare i falsi timori e ad affrontare con fiducia la vaccinazione. Lo Stato, tuttavia, ha da parte sua il dovere di salvaguardare la salute di tutti e quindi di impedire a chi potrebbe metterla in pericolo di danneggiarla. Come credenti non abbiamo alcun bisogno di attendere l’imposizione per compiere ciò che è giusto e quindi cerchiamo di superare i nostri pur legittimi timori, nella consapevolezza che stiamo affrontando un rischio che vale la pena correre.

 

 

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