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giovedì 01 giugno 2023
 
 

Ma avvertire (almeno) si poteva

16/01/2014  Enti locali calabresi ignorati. E' l'accusa del sindaco di Gioia Tauro. Che pone il tema: fin dove l'interesse nazionale può passare sopra l'interesse dei territori?

Sarà dunque Gioia Tauro ad accogliere un pezzettino della “più importante operazione di disarmo chimico degli ultimi 10 anni” (ministro degli esteri Emma Bonino). Notevole  quanto e forse più “del disarmo libico”. Transiteranno dalle banchine calabresi gli agenti “pericolosi ma di una pericolosità normale” (ministro dei Trasporti Maurizio Lupi) che hanno dato corpo all’arsenale chimico di Assad e alle paure occidentali.  Solo una sosta tra un porto e l’altro, che avverrà entro febbraio. Tecnicamente un passaggio nave-nave, “la movimentazione di 60 container” (ancora il ministro lupi), da un cargo alla nave Usa Cape Ray.
Eppure tutto ciò si è già trasformata in un missile terra-terra. Fatto di malesseri antichi e scontenti recenti. Basta dare un’occhiata ai social network- Facebook , Twitter…- per rendersi conto della rivolta calabra: quella di Gioia rischia di essere una “rendition” al contrario. Ovvero una operazione di autorità straniera fatta all’insaputa delle  autorità. In questo caso lo Stato italiano e gli enti locali calabresi. “Adesso, come minimo, il ministro Bonino dovrebbe venire qui a parlare con le istituzioni e poi essere presente alle operazioni. Una scelta del genere crea discredito nelle istituzioni “ ha dichiarato il sindaco di Gioia Tauro, Renato Bellofiore. Nessuno lo aveva informato, dice lui. Ha deciso Roma, questione di sicurezza nazionale.

Francamente è questo che rende tutta la vicenda un po’ scivolosa.  E non fa derubricare il tutto alla voce Nimby (Not in my back yard, Non nel mio cortile) la sindrome che indica tutto quello che non vogliamo a casa nostra. L’Osservatorio Nimby forum, promosso dall'associazione no profit Aris con la collaborazione di Cittalia-Fondazione Anci, censisce oltre 350 di queste situazioni da “patata bollente”. Comitati civici e politici locali protestano per centrali elettriche e discariche, termovalorizzatori e linee di alta velocità.  Qui però i calabresi non chiedono di sottrarsi al “rischio normale” di cui parla l’onorevole Lupi. Ma di essere informati. E pongono una domanda: può il sacrosanto interesse nazionale passare sopra le ragioni di un territorio fino al punto da tenere gli amministratori locali all’oscuro del loro interesse?

Può valere forse poco di fronte a un’operazione di tale portata che – come fa notare il sindaco – nella zona non ci siano ospedali attrezzati al danno chimico ma solo “mezzi ospedali”, ma è purtroppo vero. E consola poco il fatto che il porto calabro sia stato scelto “perchè è un'eccellenza, specializzato in questo tipo di attività” (ancora Lupi) , visto che “nel 2012-2013 ha trattato 3.000 container di prodotti analoghi” alle armi siriane, “cioè 1500 all’anno, pari a 60 mila tonnellate”. Qui si tratta, egregio ministro, di una telefonata. Di una e –mail. Una cosa così, giusto per far sapere. E per togliere dalla mente del primo leghista che passa che questi terroni sono stupidi due volte: la prima perché gli si affonda i rifiuti tossici in fondo al loro mare (a ‘ndrangheta piacendo); la seconda perché glieli si porta sotto il naso senza neanche chiedergli: “Scusi, le spiace?”


 
 
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