Sarà dunque Gioia Tauro ad accogliere un pezzettino della “più importante operazione di disarmo chimico degli ultimi 10 anni” (ministro degli esteri Emma Bonino). Notevole quanto e forse più “del disarmo libico”. Transiteranno dalle banchine calabresi gli agenti “pericolosi ma di una pericolosità normale” (ministro dei Trasporti Maurizio Lupi) che hanno dato corpo all’arsenale chimico di Assad e alle paure occidentali. Solo una sosta tra un porto e l’altro, che avverrà entro febbraio. Tecnicamente un passaggio nave-nave, “la movimentazione di 60 container” (ancora il ministro lupi), da un cargo alla nave Usa Cape Ray.
Eppure tutto ciò si è già trasformata in un missile terra-terra. Fatto di malesseri antichi e scontenti recenti. Basta dare un’occhiata ai social network- Facebook , Twitter…- per rendersi conto della rivolta calabra: quella di Gioia rischia di essere una “rendition” al contrario. Ovvero una operazione di autorità straniera fatta all’insaputa delle autorità. In questo caso lo Stato italiano e gli enti locali calabresi. “Adesso, come minimo, il ministro Bonino dovrebbe venire qui a parlare con le istituzioni e poi essere presente alle operazioni. Una scelta del genere crea discredito nelle istituzioni “ ha dichiarato il sindaco di Gioia Tauro, Renato Bellofiore. Nessuno lo aveva informato, dice lui. Ha deciso Roma, questione di sicurezza nazionale.
Francamente è questo che rende tutta la vicenda un po’ scivolosa. E non fa derubricare il tutto alla voce Nimby (Not in my back yard, Non nel mio cortile) la sindrome che indica tutto quello che non vogliamo a casa nostra. L’Osservatorio Nimby forum, promosso dall'associazione no profit Aris con la collaborazione di Cittalia-Fondazione Anci, censisce oltre 350 di queste situazioni da “patata bollente”. Comitati civici e politici locali protestano per centrali elettriche e discariche, termovalorizzatori e linee di alta velocità. Qui però i calabresi non chiedono di sottrarsi al “rischio normale” di cui parla l’onorevole Lupi. Ma di essere informati. E pongono una domanda: può il sacrosanto interesse nazionale passare sopra le ragioni di un territorio fino al punto da tenere gli amministratori locali all’oscuro del loro interesse?
Può valere forse poco di fronte a un’operazione di tale portata che – come fa notare il sindaco – nella zona non ci siano ospedali attrezzati al danno chimico ma solo “mezzi ospedali”, ma è purtroppo vero. E consola poco il fatto che il porto calabro sia stato scelto “perchè è un'eccellenza, specializzato in questo tipo di attività” (ancora Lupi) , visto che “nel 2012-2013 ha trattato 3.000 container di prodotti analoghi” alle armi siriane, “cioè 1500 all’anno, pari a 60 mila tonnellate”. Qui si tratta, egregio ministro, di una telefonata. Di una e –mail. Una cosa così, giusto per far sapere. E per togliere dalla mente del primo leghista che passa che questi terroni sono stupidi due volte: la prima perché gli si affonda i rifiuti tossici in fondo al loro mare (a ‘ndrangheta piacendo); la seconda perché glieli si porta sotto il naso senza neanche chiedergli: “Scusi, le spiace?”