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domenica 16 febbraio 2025
 
 

Ma chi è davvero il padrone della Tv?

25/11/2010  Né la Rai né una singola rubrica dovrebbero essere di Berlusconi o di qualcuno fra i suoi avversari. La questione è tornata d'attualità dopo l'ultima telefonata del Premier a "Ballarò".

Gran bella domanda, “di chi è” la televisione. Un ingenuo potrebbe rispondere che è nostra, di noi spettatori che paghiamo il canone alla Rai e forniamo spot a Mediaset, più contributi vari a Sky. Che scemenza, obietterebbe il cinico. La tv è di Berlusconi, di Murdoch e di quella sinistra che si serve della Rai per ridicolizzare il governo. Due tesi estreme, come si vede. Ma la seconda più attendibile della prima.

La questione è tornata fuori dopo che Berlusconi, come aveva già fatto prima e dopo l’editto bulgaro, ha preso per gli stracci il Floris di “Ballarò”. Non proprio per un ”uso criminoso” del video, imputato con palese eccesso a Michele Santoro e con totale irragionevolezza a Enzo Biagi. Stavolta un reato minore, diciamo appropriazione indebita. Così infatti a Floris: “Lei pensa che la Rai sia sua mentre è pagata dai soldi di tutti”. Dove, insieme all’accusa, traspare una qualche solidarietà verso il pensiero ingenuo degli abbonati. Che tenero: senonché Berlusconi è tutto fuorché un ingenuo.

Di Floris, e anche di altri, diremo fra un momento: ma se proprio si vuol parlare di padroni, in primissima linea c'è lui, il primo ministro plurimiliardario e grande boss della Tv. Fin troppo facile replicargli che di reti ne ha già una pletora, che è sua pure quella Endemol che invade i teleschermi, che nelle posizioni di comando in Rai sono insediati tanti suoi fedeli. D’accordo che l’appetito vien mangiando. Ma questa è indigestione cronica.

E passiamo a Giovanni Floris, che sta su un linea un po’ arretrata rispetto ai Santoro e Fabio Fazio ma con loro fa gruppo, salmerie seguendo. In una intervista al “Corriere” antepone questa premessa, “fare domande è il mio lavoro”. Ma alla domanda secca, “Ballarò è sua, Floris, come accusa Berlusconi?”, anch’egli si richiama al “pubblico che ci segue” e annesso manierismo. Però alla fine non svicola: “E’ mia perché la conduco e porto la responsabilità di ciò che dico”. Spaccando il capello in quattro, sarebbe da contestargli che porre domande non è che comporti poi queste tremende responsabilità. Ma stiamo all’essenziale, a quella sua conferma: sì, “è mia”. E invece no. Né la Rai né una singola rubrica dovrebbero essere di Berlusconi o di qualcuno fra i suoi avversari.

E noi, pur iscritti al partito degli ingenui, non lo siamo al punto di non sapere che le cose stanno proprio così: una larga quota dell’informazione tv in mano a Berlusconi, fra Mediaset, Tg1 e traballante dirigenza Rai; un’altra quota in mano a uomini di sinistra, qualcuno benintenzionato, altri che vistosamente ci marciano. Ossia una situazione che da decenni viene denunciata, senza che si pongano rimedi o si intravvedano soluzioni.

Si dirà dall’una come dall’altra parte politica: ma noi, per comportarci così, abbiamo le nostre buone ragioni. E segue l’elenco delle colpe nemiche. A nessuno viene in mente che ambedue le parti hanno torto, e due torti non fanno mai una ragione.

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