Negli ultimi tempi sono saliti alla ribalta della cronaca casi di bullismo scolastico. Ogni giorno si leggono notizie di docenti aggrediti da studenti o genitori. Ogni adulto è stato adolescente. Una fase delicata, turbamenti, inquietudini, sofferenze... Un’età in cui si tende a contestare l’autorità degli adulti. Lungi da me l’intenzione di giustificare l’adolescente che aggredisce un docente. Nel contempo, noi insegnanti, credo che dobbiamo biasimare i colleghi responsabili di violenze sistematiche, ma soprattutto vili e ingiustificate, nei confronti dei discenti. Mi riferisco ai soggetti più timidi, verso cui è facile “sfogare” le proprie frustrazioni. Vi posso garantire che esistono insegnanti con inclinazioni sadiche, proclivi a infierire con accanimento verso gli alunni più vulnerabili.
LUCIO GAROFALO
Caro don Antonio, per arginare i fenomeni di bullismo è fondamentale imparare a far rispettare le regole, che si apprendono solo in due contesti: famiglia e scuola. Se un adolescente non rispetta le regole a casa sua come si può pretendere che glielo insegnino gli insegnanti? I docenti non sono i genitori, non possono e non devono sostituirsi a loro. Spesso si attribuisce la colpa delle malefatte all’insegnante. No, non è così: è necessario risalire sempre a monte, analizzare il contesto familiare. Un ragazzo diligente rispetta i genitori e gli insegnanti e lo farà sempre.
MARIO BOCOLA
Il tema del bullismo, purtroppo, rimane di attualità. Ringrazio i due lettori, che aggiungono ulteriori tasselli alla riflessione su un argomento complesso. Aggiungo anch’io un paio di considerazioni. Prima di tutto, ricordo che il fenomeno non è solo di oggi. Ne parla anche il libro Cuore e anche, tra gli altri, il romanzo di Stephen King intitolato It, ambientato in parte negli Stati Uniti degli anni ’50. Oggi, forse, si manifesta in modi diversi, mentre la diffusione delle notizie può far tendere all’emulazione. La soluzione vera è quella dell’educazione, come aveva già compreso don Bosco ai suoi tempi. Come ha detto papa Francesco agli insegnanti cattolici, «la scommessa è quella di cooperare a formare ragazzi aperti e interessati alla realtà che li circonda, capaci di cura e di tenerezza – penso ai bulli –, che siano liberi dal pregiudizio diffuso secondo il quale per valere bisogna essere competitivi, aggressivi, duri verso gli altri, specialmente verso chi è diverso, straniero o chi in qualsiasi modo è visto come ostacolo alla propria affermazione».