Vi scrivo per commentare la lettera apparsa sul n. 7 “Genitori specializzati secondo talenti diversi”. Non mi trovo del tutto d’accordo con quanto ha risposto a Nicolò che sosteneva la necessità da parte di entrambi i genitori di essere scambievoli nei ruoli. Anche io penso che ognuno debba essere pronto a sostituire l’altro, dato che, lavorando entrambi, oggi succede spesso di occuparsi dei bambini, soprattutto piccoli, come i miei che hanno 2 e 5 anni, in ogni modo, compreso bagno, cambio e cucina. L’importante è curarsene. Chi lo fa dei due non conta.
CARLOS
— Caro Carlos, mi fa piacere precisare la mia opinione sui ruoli materno e paterno che non coincide certamente con una divisione “vecchio stile”. Non era questo che intendevo parlando delle “specializzazioni dell’affetto e dell’educazione” che ciascuna famiglia crea all’interno di sé stessa. Penso anch’io che sia un valore della modernità il fatto che i papà si sappiano integrare sempre di più nella cura quotidiana dei bambini. Tra l’altro un sondaggio condotto da Privalia sui Papà 2.0 conferma che il 43 per cento degli intervistati si occupa con piacere della cena, il 40 per cento provvede alla spesa per tutta la famiglia e il 36 per cento collabora alla preparazione dei figli prima di andare a scuola. Come vedi, dunque, non sei il solo a essere orgoglioso della propria disponibilità... Ma quello a cui mi riferivo sono tutti quei talenti e quelle propensioni che spesso si differenziano tra madre e padre, che sono “bravi” in gesti, sostegni, parole diverse. Si tratta di capacità e attitudini non dichiarate né predefinite, che tuttavia i figli sentono e imparano a riconoscere perché li spinge a ricevere e a ricercare di volta in volta quel tipo di aiuto e di sostegno da quel genitore in particolare. Si tratta, a parer mio, di una ricchezza in più per noi genitori e un’ulteriore opportunità per i figli, a cui val la pena di non rinunciare. Se mi posso permettere, ti accorgerai più facilmente di quanto dico più avanti, nel momento in cui i tuoi bambini saranno più grandi e, come insegnano i vecchi saggi, “con problemi più grandi” di quelli della semplice cura, che, lo so bene, è difficile, ma mai come l’educazione.