Una veduta di Roma (Reuters).
Non è stata una sorpresa per i romani sapere che la banda della Magliana, il cuore nero della città, pilotava la vita dell’amministrazione capitolina. Dal panettiere al giornalaio è tutto un susseguirsi di «finalmente li hanno arrestati». Perché che le casse vuote del Comune e la gestione sbrindellata della città – dal verde pubblico alla raccolta dei rifiuti –avessero radici nella pluriennale “amicizia” tra amministrazioni e criminalità era diventata vox populi.
Più difficile, per chi si è sempre dimostrato intoccabile, trovare il bandolo giusto per far scattare le manette e cominciare a fare pulizia. Il “cuore nero” che dal golpe borghese alle storie di questi giorni non si è fatto scrupolo di saldare alleanze con mafie e criminalità comune ha sviluppato una sua “associazione” autonoma che, guidata da Massimo Carminati ha fatto sacco della città e ne ha guidato, in modo bipartisan, i destini arricchendosi a scapito di una Roma sempre più degradata e dimessa.
I 37 arresti e i 120 indagati della maxi operazione condotta dal giudice Pignatone e nella quale è stato coinvolto anche l’ex sindaco Alemanno hanno cominciato ad alzare il velo all’ombra del quale è stata svenduta la città. Nella speranza che i cittadini romani e gli italiani tutti possano finalmente tornare a respirare.