«Quando persino la morte dei propri cari esce dal silenzio che si deve ai defunti e diventa trampolino di lancio, ascensore sociale e quarto d'ora di celebrità, lasciateci almeno il diritto all'imbarazzo. E al fischio». Così Marco Travaglio (e non è il solo a pensarla così) a proposito della partecipazione a Sanremo di alcuni personaggi tra cui Daniela Di Maggio, la mamma di Giovan Battista Cutolo, il giovane musicista ucciso da un sedicenne in un parcheggio, l'agosto scorso, perchè aveva parcheggiato di traverso il suo scooter, insignito della medaglia d'oro la valor civile. Ho conosciuto Daniela ancor prima che il funerale di Giogio venisse celebrato. Fui colpito dalla sua forza d'animo. Sul luogo dove, solo poche ore prima, suo figlio veniva ammazzato, ella deponeva un mazzo di fiori e chiedeva ai presenti più impegno per contrastare la microcriminalità. La morte di un figlio è un dramma. Così come l'amore, il dolore è gestito da ognuno in modo del tutto personale. Può essere accompagnato da fiumi di lacrime ma anche lasciare gli occhi spaventosamente asciutti. Guai a giudicarlo dai lamenti e dal numero dei fazzoletti bagnati. Ad alcuni chiude la bocca e l'animo, ad altri, invece, mette le ali ai piedi. Nei giorni del festival, ad Arzano, abbiamo detto addio a un ragazzo di 17 anni. Si chiamava Daniele. Cancro. La " Terra dei fuochi" continua a mietere le sue vittime Quando, una decina di anni fa, iniziammo la battaglia per richiamare l'attenzione sullo scempio ambientale che si ripercuoteva sulla salute, non tutti applaudirono. Intanto il gruppo delle “ mamme orfane" andava ingolfandosi sempre di più. Diventammo amici. Si riunirono in associazione. Si diedero un programma. Tra loro ci fu chi, pur apprezzando l'iniziativa, non ebbe la forza di aderire, e chi, invece, da quella lotta trovò il coraggio per andare avanti. C'era poco da scherzare. A Marzia e Lorenzo era morto l'unico figlio. Aveva nove anni, Antonio, un bambino prodigio, un piccolo musicista. I genitori caddero nel pozzo di una depressione nera. Nulla aveva più senso per loro; nulla per cui valesse la pena di continuare a vivere.
Aveva sei mesi Riccardo, invece, quando dalla mammella passò alla chemioterapia. Un anno dopo volò via. Anna rimase come sospesa tra cielo e terra. Due mamme che, insieme a tante altre, decisero che dai chicchi marciti della morte potessero - e dovessero - sbocciare nuove spighe rigogliose. Nacque l'associazione “ Noi genitori di tutti", un nome che è già un programma. Si fecero volontarie nei reparti di oncologia infantile, diedero sostegno ad altre mamme il cui dramma conoscevano non per sentito dire. Alzarono la voce su inquinamento ambientale in Campania e salute, un nesso che tanti negavano. Presto arrivarono inviti a partecipare a qualche trasmissione. Che fare? Per chi non è avvezzo a queste cose, le telecamere fanno paura. Si fecero forza. Andarono. Per amore. Solo per amore. Bussarono a tutte le porte. Raccolsero fondi per aiutare le famiglie più povere. Furono ricevute al Quirinale dall'allora presidente Napolitano, il quale davanti ai loro drammi, pianse. Anch'esse dovettero sopportare più di qualche critica. Proseguirono per la loro strada. Avevano ragione. Nel febbraio del 2021, infatti, 'Istituto Superiore di Sanità, confermava che nella nostra terra campana c'è qualcosa che non va dal punto di vista dello smaltimento dei rifiuti tossici. Che è vero che ci si ammala e si muore di cancro più che altrove. Ha tatto bene Daniela ad andare a Sanremo? Ognuno risponde secondo le sue sensibilità. A nessuno- credo -verrebbe in mente di mettere in dubbio lo strazio che l'accompagna da quella notte infame. Che cosa l'ha spinta a salire su quel palco? Occorre chiederlo a lei. Le
motivazioni più profonde dell'animo umano sono scritte in una lingua sconosciuta agli estranei. Si può - e si deve - tentare una qualche lettura ma sempre in punta dei piedi e con estrema umiltà. Da parte mia,sono certo che Daniela ha voluto si ricordare il suo Giambattista, ma soprattutto richiamare l'attenzione sui ragazzi che rischiano la vita, a Napoli come altrove, per il solo fatto di essersi scontrati con un bullo armato di pistola o di coltello. Non tutti hanno salutato la sua presenza a Sanremo con favore. Va bene. Tutto è opinabile. Il diritto all’ imbarazzo ci sta bene. Quello al fischio,
no. Offende inutilmente la dignità di chi lo fa e di chi lo riceve. La modalità della gestione del dolore di una mamma per la morte di suo figlio può non essere condivisa ma - per carità - mai potrà essere fischiata.