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sabato 21 giugno 2025
 
Fecondazione
 

Ma il figlio è una persona, non un diritto!

11/06/2014 

Esiste il diritto ad avere un figlio? E questo diritto è un diritto assoluto, senza limiti? E se è un diritto per le coppie assolutamente sterili o infertili perché non possono rivendicarlo, in futuro, anche single, coppie omosessuali, giovani e anziani? Un diritto infatti, se è veramente tale, deve essere garantito a tutti e prescindendo dal mezzo utilizzato per procurarselo: oggi l’eterologa, domani, chissà, anche il ricorso alla maternità surrogata (utero in affitto).

Sono le domande che siamo costretti a porci dopo aver letto le motivazioni con cui la Corte Costituzionale ha dato il via libera alla fecondazione eterologa affermando che esiste un «diritto al figlio» che è «incoercibile», cioè assoluto, perché ha a che fare con «la sfera più intima e intangibile della persona umana». Dal punto di vista giuridico, quindi, la Consulta ha elevato il desiderio di avere un figlio a diritto fondamentale da garantire e tutelare.

Quel che lascia molto perplessi in questo ragionamento dei giudici è che il figlio – persona, non oggetto! – non è e non può mai essere il diritto di qualcuno semplicemente perché è un’altra persona della cui libertà non si può disporre. L’altro aspetto, decisamente inquietante, è che quando si parla di fecondazione eterologa si riduce il problema, assai ampio e complesso, della filiazione e del suo inquadramento normativo, alla mera concessione di una tecnica a fini terapeutici.

Un altro aspetto importante, su cui la Consulta è generica al limite della fumosità, riguarda il “tetto” al numero di donazioni di ovuli e gameti che dovranno essere gratuite. La sentenza parla di «limite ragionevolmente ridotto di largizioni di seme o di ovuli». Cosa significa concretamente “ridotto”? Quante donazioni prevede? Quanti figli potranno essere generati da un unico donatore di gameti e quali dovranno essere le procedure da mettere in atto per scongiurare il rischio assai concreto che due fratellastri inconsapevoli si uniscano e procreino insieme?

Un po’ strumentale, infine, appare il riferimento al fatto che l’adozione ha già introdotto nel nostro ordinamento un tipo di genitorialità diverso da quello genetico. Il confronto con l’adozione non regge, o regge fino ad un certo punto. I genitori adottivi, infatti, quando accolgono un figlio rimediano all’abbandono da parte dei genitori genetici nell’interesse del minore ad avere una famiglia. Nel caso dell’eterologa, invece, viene legalizzato l’abbandono del figlio perché si genera per abbandonare.

In sostanza se un figlio è un diritto e il desiderio, rispettabilissimo, della genitorialità degenera nella rivendicazione di un diritto, allora tutto è permesso.

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