Anversa, Belgio
Dalla nostra inviata speciale
È una condanna netta dell’uso della violenza. Da Anversa i leder religiosi spiegano chiaramente che la fede non ha niente a che vedere con le atrocità cui stiamo assistendo in questo momento in diverse parti del mondo. «Una interpretazione fanatica delle religioni e delle scritture», dice chiaramente il rabbino Skorka, «è un nuovo paganesimo che minaccia le religioni vere». Ma anche da parte musulmana gli imam e i leader religiosi presenti spiegano chiaramente che «nel Corano c’è scritto che chi uccide anche un essere umano uccide l’umanità intera». È l’ignoranza delle scritture, scientemente coltivata che crea quel brodo di coltura nel quale gli estremismi - complice la miseria - attecchiscono con facilità.
«L’Isil (l'autoproclamato Stato islamico dell'Iraq e del Levante, ndr.) è una bolla di sapone», dice Sayyed Jawwad al Khoei, segretario generale della sezione irachena della Fondazione al-Khoei, un ente internazionale che sostiene le comunità sciite nel mondo e nipote dell’ayatollah Sayyed Abul Qasem Al-Khoei, capo supremo dello sciismo dal 1970 al 1992, predecessore e maestro dell’attuale ayatollah. Lui stesso ha subito le conseguenze degli estremismi ed è dovuto fuggire dall’Iraq nel 1994 dopo l’assassinio di suo padre ordinato dal governo. Ma oggi non ha paura a dire chiaramente: «Abbiamo sconfitto gli estremisti nel 2006 e nel 2007. Chi li ha fatti tornare? Nessun teorico dell’Isis è iracheno. Il terrorismo nasce fuori dall’Iraq, anche se poi trov, nel Paese, un terreno fertile, un vivaio per i suoi scopi».
Foto gentilmente concessa dalla Comunità di Sant'Egidio.
Da diverse parti è un susseguirsi di condanne: il sunnita libanese Mohammed Sammak dice chiaramente che «si vuole dirottare l'Islam e prenderlo in ostaggio». E denuncia che le azioni dell’Isil «sono certamente un crimine contro cristiani e yazidi, ma anche contro gli stessi musulmani». Non è solo una questione irachena. Sayyed Jawwad al Khoei corregge il titolo della tavola rotonda cui è invitato: "Quale futuro per l’Iraq?" «Dovremo chiederci quale futuro per il Medio Oriente», sottolinea. «Dobbiamo chiederci se vogliamo una società fondata sull’uguaglianza. Dobbiamo anche interrogarci sulla nostra crisi di identità. I nostri stati sono entrati in crisi perché non abbiamo saputo avere una identità plurale. Ma unità e pluralismo, in una terra che ha fecondato la diversità sono indispensabili».
Gli fa eco Muhammad Abdul Khabir Azad, gran Imam della moschea di Lahore, in Pakistan, che si chiede, come tanti in questi giorni, «chi ha interesse a fomentare gli estremismi, perché è chiaro che c’è una responsabilità di una politica esterna che è senza etica e cerca solo il potere e il profitto che viene dalla vendita delle armi. Contro questa deriva bisognerebbe lanciare una sorta di fatwa da parte delle fonti sunnite e sciite di tutti i Paesi arabi, ma anche da parte di fonti ebraiche e da parte della chiesa cristiana, soprattutto della chiesa cristiana araba. Dobbiamo fermamente condannare queste violenze». Un terreno fertile perché gli estremismi si allarghino, dice Azad, «viene dall’ignoranza del Corano».
Il gran Muftì d'Egitto, Shawki Ibrahim Abdel Karim Allam. Foto gentilmente concessa dalla Comunità di Sant'Egidio.
Una ignoranza che aveva sottolineato anche il gran muftì d’Egitto, il
sunnita : «Sia chiaro, e lo ripeto, che
l'Islam è contro l'estremismo e il terrorismo in maniera assoluta»,
aveva detto in apertura dei lavori. «La violenza è una distorsione
dell’Islam. Quello che abbiamo appreso dell'Islam viene dalla chiara,
incontaminata, sapiente lezione della grande università di Al-Azhar».
Oggi invece si assiste al «fenomeno di persone che non hanno alcuna
solida preparazione e istruzione religiosa, e che si ergono ad autorità
religiose, anche se mancano loro gli elementi che li qualificano a
interpretare validamente la legge religiosa e la morale».
E, a dar forza alle sue parole, ha aggiunto: «Nessuno di questi
estremisti ha studiato l'islam in un centro di istruzione religiosa
affidabile, ma sono il prodotto di ambienti pervasi da problemi, si
affidano a interpretazioni distorte e perverse dell'Islam che non hanno
fondamento nella dottrina tradizionale islamica. Il loro obiettivo è
puramente politico e non ha fondamento religioso. Diffondendo scompiglio
e caos nel mondo cercano il potere».