«È un’organizzazione terroristica
vera e propria; l’Isil
non è l’islam». Dall’altra
parte dell’oceano arrivano
le parole del presidente
degli Stati Uniti, Barack
Obama che, commemorando
l’anniversario
dell’11 settembre sottolinea: «Nessuna
religione giustifica le barbarie e l’uccisione
di innocenti». Una presa di coscienza,
da parte dell’Occidente, di
quanto da tempo vanno dicendo i più
qualificati esponenti islamici.
Nell’indifferenza
dei media, infatti, migliaia
di musulmani moderati sono stati uccisi
e molti leader religiosi sono stati costretti
all’esilio o al silenzio.
«È ora di dire chiaramente che l’Isil
(lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante,
ndr) viola completamente la religione
e i suoi precetti», dice intervenendo
all’incontro organizzato ad Anversa dalla
Comunità di Sant’Egidio il presidente
dell’Associazione degli ulema iracheni,
Abdullateef Hemeyem Mohamed.
«L’Isil è la dialettica del diavolo. Il suo
insegnamento religioso produce personaggi
di scarsa levatura. Il suo linguaggio
è pieno di veleni. Noi dobbiamo purificare
questi insegnamenti dai vocaboli
di odio che non esprimono la verità
sull’islam. Nell’islam conta il comportamento
etico, non l’appartenenza. C’è
un detto, nel Corano, che dice che una
prostituta entra in Paradiso per aver salvato
un cane abbandonato mentre una
donna ritenuta rispettabile no.
E, ancora,
si dice nel Corano: chi salva una vita salva l’umanità. Questo è
l’islam glorioso in cui noi crediamo».
Sulla stessa scia arriva la condanna
anche del gran muftì d’Egitto, il sunnita
Shawki Ibrahim Abdel-Karim Allam
che dice chiaramente: «La violenza è
una distorsione dell’islam.
Quello che
abbiamo appreso dell’islam viene dalla
chiara, incontaminata, sapiente lezione
della grande Università di Al-Azhar. Oggi,
invece, ci sono persone che non hanno
alcuna solida preparazione e istruzione
religiosa.
Nessuno di questi estremisti
ha studiato l’islam in un centro di
istruzione religiosa affidabile, ma sono
il prodotto di ambienti pervasi da problemi,
si affidano a interpretazioni distorte
e perverse dell’islam che non
hanno fondamento nella dottrina tradizionale
islamica.
Il loro obiettivo è puramente
politico e non ha fondamento religioso.
Diffondendo scompiglio e caos
nel mondo cercano il potere». Il gran
muftì insiste: «Sia chiaro, e lo ripeto,
che l’islam è contro l’estremismo e il
terrorismo in maniera assoluta».
Il sunnita libanese Mohammed Sammak,
segretario generale della Commissione
per il dialogo islamo-cristiano, interviene
nel dibattito denunciando che
«si vuole dirottare l’islam e prenderlo
in ostaggio. Le azioni dell’Isil sono certamente
un crimine contro cristiani e
yazidi, ma anche contro gli stessi musulmani
». Un crimine che viola l’islam,
che strumentalizza il Corano: «Gli estremisti
usano versetti coranici, ma i loro
atti di violenza non hanno nulla a che
vedere con il vero islam», aggiunge
Muhammad Abdul Khabir Azad, gran
imam della moschea di Lahore. «Il profeta
ha sempre detto che la persona migliore
al mondo è quella che opera per
il bene altrui. Tutti i profeti ci forniscono
lezioni di pace, di misericordia e benedizione
per tutti, una cosa molto lontana
dalla violenza. Il profeta Maometto,
per esempio, dette il permesso a una
delegazione di cristiani di pregare nella
moschea. E questo per noi è un grande
esempio di tolleranza». «Chi ha interesse a fomentare gli
estremismi?», si chiedono i leader musulmani.
«Perché è chiaro», dice ancora
il gran imam di Lahore, «che c’è una responsabilità
di una politica esterna che
è senza etica e cerca solo il potere e il
profitto che viene dalla vendita delle armi
».
Ma se in tanti condannano il terrorismo
e chiedono a gran voce di capire
«da dove vengono i terroristi e chi li sostiene», confermano anche che «c’è un
terreno fertile soprattutto tra gli strati
più poveri della popolazione, un vivaio
di giovani che cresce quanto più aumenta
l’ignoranza del Corano».
«Contro questa deriva bisognerebbe
lanciare una sorta di fatwa da parte
delle fonti sunnite e sciite di tutti i Paesi
arabi, ma anche da parte di fonti
ebraiche e da parte della Chiesa cristiana,
soprattutto della Chiesa cristiana
araba. Dobbiamo fermamente condannare
queste violenze», è la proposta subito
condivisa di Abdul Majeed Al
Najjar, membro dell’Assemblea costituente
della Tunisia, componente
dell’Associazione internazionale degli
studenti musulmani e vicesegretario
generale del Consiglio europeo per la
fatwa e la ricerca. «Abbiamo già sconfitto
gli estremisti nel 2006 e nel 2007. E
lo faremo ancora», afferma sicuro il
sunnita iracheno Sayyed Jawwad al
Khoei, «perché l’Isil, nonostante tutto,
è una bolla di sapone».