Se di fondamento fosse lecito parlare, bisognerebbe risalire a norme precedenti il concilio Vaticano II (1962-1965), quando per una cultura misogina assai diffusa, non solo nella Chiesa, la donna era esclusa da qualsiasi ministero liturgico. La riconosciuta pari dignità fra uomo e donna, fondata sulla parola di Dio, deve oggi essere visibile anche nella celebrazione liturgica. La liturgia, infatti, è chiamata a manifestare la natura e la struttura della Chiesa che, come ricorda sovente papa Francesco, è anche femminile. Per questo, di fronte a un persistente ritegno nel dare spazio alla donna nella ministerialità liturgica, nel 1992 l’autorità della Chiesa ha ufficialmente affermato che alcuni ministeri, non strettamente legati all’ordinazione sacerdotale, possono essere svolti da laici, sia uomini che donne, e nello spazio presbiteriale; lettori e lettrici compresi.