Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
giovedì 14 novembre 2024
 
SILVIO BERLUSCONI
 

Ma le regole
sono cambiate
durante il processo

18/07/2014  Sarebbe facile ora, dopo due pronunce così discordi tra Primo grado e Apppello, darsi alla caccia alle streghe. Ma non va dimenticato che il reato principale del processo Ruby, la concussione, è stato cambiato in corsa da una legge entrata in vigore nel novembre 2012 a processo iniziato.

Calma e gesso. Perché è facile, dopo due pronunce così discordi (sette anni in primo grado, assoluzione in secondo) in un processo che è stato percepito come politicamente sensibile, lanciarsi a trasformarne l’esito in un regolamento di conti, fosse solo a parole, tra colpevolisti e innocentisti.  

Se il processo fosse una partita di calcio, potremmo dire che fin qui otto magistrati hanno ritenuto i fatti meritevoli di una condanna (tre pubblici ministeri, il gip, i tre giudici del tribunale, il Procuratore generale presso la Corte d’Appello) altri tre, componenti del collegio della Corte d’appello, hanno ritenuto gli stessi fatti meritevoli di assoluzione. I processi, però, non sono partite di calcio e la riforma di una sentenza rientra nella fisiologia di un sistema che, a dispetto di quanto affermato fino a ieri da coloro che ora esultano, è parecchio garantista (in altri sistemi è esecutiva la sentenza di primo grado e i giudici che la pronunciano non sono tenuti a motivarla).  

Ma la valutazione complessiva, anche in termini di impatto politico, di questo caso, si potrà dare tra non meno di 90 giorni, il tempo che la Corte d’Appello si è data per stendere le motivazioni di questa sentenza che oggi sorprende molti.   E in particolare sarà interessante capire quanto abbia inciso in questa assoluzione la modifica in corso di processo del reato di concussione “spacchettato” in due diversi reati. Perché è un fatto, come spiegheremo dettagliatamente nel paragrafo che segue, che il Codice penale è stato cambiato in corsa.  

Che cosa significa tutto questo? Significa che nella storia di questa vicenda penale, iniziata con i primi atti di indagine nel maggio 2010 e arrivata in appello le regole sono state cambiate e precisate a indagini e processo iniziati (occhio alle date perché sono importanti). Quanto ha inciso il cambiamento sulla sentenza odierna? Non lo sappiamo, ma sappiamo che l’avvocato Coppi ha affermato che sarebbe stato impossibile oggi «anche derubricare la concussione per costrizione in concussione per induzione, perché quest'ultima forma richiede un vantaggio per il concusso».

Se però dovessimo scoprire, leggendo le motivazioni, che il cambiamento delle regole ha inciso, dovremo tornare a discutere di quanto il potere in questi 20 anni ha protetto sé stesso dalle proprie responsabilità cambiando a proprio vantaggio le regole del gioco.


Anche perché, non va dimenticato, dallo “spacchettamento” aveva già tratto vantaggio Filippo Penati, uscito prescritto in virtù della legge cambiata. E se è vero che le responsabilità politiche possono essere aggravate dal Codice penale, è almeno altrettanto vero che non si esauriscono in quella sede.

La sentenza di Primo grado (Ansa).
La sentenza di Primo grado (Ansa).

Le regole e le date

LA VECCHIA CONCUSSIONE

Quando le indagini del cosiddetto processo Ruby sono iniziate, e pure quando si sono concluse con la richiesta accolta di giudizio immediato (9 febbraio 2011), si è ritenuto che i fatti rientrassero nel reato di concussione, come configurato dall’articolo 317 del Codice penale al momento in vigore.

 

LA LEGGE SEVERINO

Quando è stata chiesta la condanna dalla Procura della Repubblica, il Codice penale era stato cambiato dalla cosiddetta Legge Severino (13 novembre 2012). Il reato di concussione era stato “spacchettato” in due reati. Il primo più grave prevede che l’abuso dei poteri o della qualità con cui il pubblico ufficiale ottiene per sé o per altri denaro o altri vantaggi non dovuti avvenga “costringendo” il concusso, la persona pressata potremmo dire, a dargli ciò che chiede. Il secondo, più lieve, in cui questo indebito vantaggio viene ottenuto per “induzione”, ma questo presuppone  che sia punito anche chi lo concede, senza saper resistere alla pressione.


L'IMPATTO SUL PROCESSO RUBY

Che il cambiamento fosse una complicazione lo si deduce anche da alcuni passaggi delle fasi del processo Ruby: al momento di chiedere la condanna (13 maggio 2013) la Pubblica accusa aveva interpretato ritenendo che i fatti addebitati potessero rientrare nel reato più lieve, l’“induzione”, e chiedeva sei anni (cinque per la concussione, uno per la prostituzione minorile per cui è arrivata l’assoluzione con una formula che significa mancanza di dolo: non provata la conoscenza della minore età della ragazza?). Il Tribunale aveva condannato in primo grado ( 24 giugno 2013) a sette anni ritenendo che la pressione sulla questura fosse stata talmente intensa da configurare la «costrizione».

 

 

LINEE GUIDA IN CASSAZIONE

Nel frattempo la Cassazione
, dovendosi confrontare con le difficoltà interpretative che le norme cambiate avevano causato ai processi in corso, si è pronunciata a Sezioni unite dando delle linee guida interpretative in materia di "nuova" concussione (24 ottobre 2013), che non c’erano ancora al tempo della sentenza di Primo grado del processo Ruby.

Multimedia
Caso Ruby: i protagonisti della storia
Correlati
La lettura della sentenza di assoluzione per Silvio Berlusconi
Correlati
Caso Ruby: i protagonisti della storia
Correlati
 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo