Mi ha molto rattristato il modo con
cui avete trattato la legge sulle unioni
civili, totalmente orientato al negativo.
Una sconfitta per tutti? Com’è possibile
fare affermazioni così assurde? Tutti chi?
Lo sapete che siamo l’ultimo o penultimo
Paese europeo a regolare questa materia? E
parlate di troppa fretta! Già il governo Prodi
aveva proposto i “Dico” che la Chiesa di
Ruini stoppò, salvo ora dichiarare che fu un
errore. Mi rattrista questa “mia Chiesa”, che
arriva sempre tardi agli appuntamenti con
la storia. E mi rattrista il fatto che, per un
minimo di confronto, non raccogliate l’opinione
di tanti cattolici favorevoli alla legge.
Appena approvata la legge, ho telefonato
a mio figlio, missionario comboniano in
Ciad, che ha detto: «È una legge di civiltà».
Voi la criticate perché va incontro ai bisogni
di poche persone, ma la tutela delle minoranze
è un tratto distintivo delle democrazie.
Sono abbonato da venticinque anni a
Famiglia Cristiana, ma se è diventata la rivista
dei “Gandolfini” dovrò, a malincuore,
rinunciare all’abbonamento.
ALBINO I.G.
Non siamo la rivista di nessuno, caro Albino.
Facciamo riferimento solo a voi, cari
lettori, che siete i nostri veri “padroni”. E ci
ispiriamo al Vangelo e alla dottrina sociale
della Chiesa. Sulle unioni civili non si tratta
di essere negativi o positivi. Tanto meno considerarsi
all’avanguardia o alla retroguardia
rispetto all’Europa. Il vero problema è distinguere
bene la famiglia da ogni altra forma di
unione, che certo necessita il riconoscimento
di determinati diritti civili, ma che famiglia
non è. Tanto meno si può accettare l’adozione
per coppie dello stesso sesso (spesso tramite
l’abominevole pratica dell’utero in affitto),
perché un bambino ha diritto ad avere un padre
e una madre. Per lui la differenza sessuale
è un valore importante e irrinunciabile.