LUISA. Secondo un’amica, l’omeopatia è stata ideata con l’aiuto del maligno e, dopo un temporaneo benessere, provoca grossi guai. Che ne dice?
La parola omeopatia si riferisce a medicine non convenzionali e, pertanto, non collaudate scientificamente. I pareri sono diversi e anche contrapposti tra chi ne sostiene l’efficacia e chi la nega, paragonandola all’effetto placebo, cioè medicalmente inefficace. L’Organizzazione mondiale della sanità, nel 2009, ha dichiarato che, «per malattie particolarmente gravi, l’utilizzo dell’omeopatia al posto delle terapie convenzionali e collaudate scientificamente è rischioso per la salute e la vita». In altre parole, le terapie omeopatiche non sono alternative alla medicina collaudata, ma eventualmente complementari. Per spiegare la diffusione dell’omeopatia non è il caso di scomodare il maligno o guaritori. Il ricorso a essa esprime piuttosto l’aspettativa di una terapia più personalizzata e umanizzata rispetto a quella ufficiale. È saggio l’avvertimento generale a considerare l’omeopatia solo complementare. La prudenza conduce a prendere la decisione più giusta nel dialogo tra il paziente (i suoi familiari) e la competenza del medico.