Immagini, suggestioni dalla visione
delle prime due puntate
di The Young Pope (Il Papa giovane),
l’attesissima serie tv girata
da Paolo Sorrentino in onda su
Sky Atlantic da venerdì 21 ottobre (per
un totale di 10 puntate, due a serata).
Evento mediatico mondiale, vista la
fama del regista dopo l’Oscar per La
grande bellezza. Eppure, il suo lavoro
non convince. E non perché tocchi il
Vaticano e la Chiesa, immaginando la
salita al soglio pontificio del giovane
cardinale nordamericano Lenny Belardo
(il fascinoso Jude Law). Quanto
per le contraddizioni, le banalità.
Funzionano la magnetica interpretazione
di Law e bella la prova di
Diane Keaton nei panni di Sister Mary,
la suora che ha cresciuto Lenny dopo
averlo accolto in orfanotrofio. Convince
James Cromwell nei panni del vecchio
cardinale Spencer, mentore di Lenny
giubilato proprio dall’allievo. Splendidi
costumi e scenografie, com’è stile di
Sorrentino. E non mancano le inquadrature
oblique, spiazzanti, tipiche del suo cinema: i bimbi che pattinano
all’eliporto, le suore che giocano a palla,
la vista dall’alto della Pietà di Michelangelo.
Opinabili invece altre scelte di
regia. Troppi cardinali ritratti in modo
goffo. Tipo quello impersonato da Toni
Bertorelli: cadente, col segretario che gli
porge la maschera a ossigeno tra una sigaretta
e l’altra. A proposito: in Vaticano
tutti fumano, a cominciare da papa Pio
XIII. Ma la figura che meno convince è
quella centrale del segretario di Stato,
il cardinal Voiello interpretato da Silvio
Orlando. Praticone che conosce pregi
e difetti di ogni prelato, di ogni laico, di
ogni pertugio del Vaticano. Una sorta di
Andreotti del Vomero. Sorrentino esagera
con la maschera, sconfinando
nella macchietta che strizza l’occhio
al pubblico americano. Caricatura di
scarso spessore specie se la si confronta
con la statura di chi ha ricoperto davvero
quel ruolo.
Ugualmente stonate altre maschere
attorno al Papa Re di Sorrentino.
Come la figura del monsignor
confessore, lusingato dalla promessa
della porpora cardinalizia in cambio
del fatto che sveli al Papa i peccati dei
cardinali, rivelati in confessionale.
Che il Pontefice possa esortare un
prete a violare il sacramento della
Confessione è davvero ingenuità al
limite del blasfemo. «Amo la contraddizione
» dice Sorrentino, «le mosse del
mio Papa sono imprevedibili». Ecco
spiegata la sequenza onirica di apertura
in cui, nella prima notte da Papa,
Lenny sogna di uscire da una montagna
di neonati e, affacciato al balcone,
pronuncia la prima omelia: «Che cosa
abbiamo dimenticato? Voi. Il piacere, la
gioia, l’amore senza l’obbligo di procreare,
i preservativi, il gioco».
Un sogno, certo. Ma la dice lunga
sulla psiche di un uomo roso dal
trauma dell’abbandono infantile.
Ovviamente, il gioco del regista è
quello di partire da una parte per
poi spiazzare finendo dall’altra. Così
alla fine della seconda puntata
Pio XIII fa finalmente la sua prima
omelia, nella penombra, zittendo la
folla plaudente: «Che cosa abbiamo
dimenticato? Dio! E siete voi che l’avete
dimenticato. Ma io non vi aiuterò
», l’incipit raggelante. «Io non
sarò più vicino a voi di quanto non lo
sia a Dio. Io sono il servitore di Dio,
non il vostro. Siete voi che dovete ritrovare
la strada, riscoprire il volto di
Dio. Dopo, magari, potrete scoprire il
volto del Papa». E se ne va senza impartire
la benedizione, bofonchiando.
Silenzio sbigottito.
The Young Pope ha il respiro del
serial di qualità sugli intrighi di un
qualsiasi palazzo di potere. Alla House
of cards, tanto per capirci. Lotte intestine,
simpatie, vendette. Ma basta per
raccontare, pur con tutta la licenza
creativa, il Vaticano? Se parliamo di
sguardo laico sulla Chiesa, quanta più
pietas e profondità di pensiero (pur
nella leggerezza del film) ha mostrato
Nanni Moretti in Habemus Papam. Là sì
che il neo Papa (il toccante Michel Piccoli)
si trovava a battagliare tra sé stesso
e la volontà di Dio, preda del senso d’inadeguatezza
di fronte ai fedeli, al bisogno
di rinnovamento della Chiesa.
Qui, in due ore, non c’è una preghiera.
Dove sono l’affl
ato spirituale,
la profondità di una fede per cui si è
spesa una vita? Lo sguardo di Sorrentino
è freddo. Un bluff piuttosto che
un flop.