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domenica 24 settembre 2023
 
 

«Ma sulla famiglia poteva fare molto di più»

05/03/2014  Nessuna delega nel Governo. «È scomparsa dalle priorità,sia come misure, sia come prospettiva. Si considerano solo i problemi dei singoli»

Gli piace «il senso di speranza che uno stile così nuovo ha innescato nel Paese». Ma al di là di tutto Francesco Belletti, presidente del Forum delle famiglie, è deluso nel constatare che la parola famiglia è scomparsa dalle priorità. «La prospettiva è che si debbano risolvere i problemi delle persone intese come individui (studenti, lavoratori, professori) e non come membri di un nucleo affettivo».

- «Rammendare la scuola», come dice Renzi, non è politica familiare?
«Certamente, ma anche questa operazione deve tener conto delle relazioni familiari. Non si tratta solo di ridipingere i muri, ma di rafforzare un’alleanza, un sistema di relazioni che coinvolga studenti, docenti e genitori. Invece succede che i genitori scaricano le lacune scolastiche sui professori e questi si trincerano dietro un ruolo tecnico, escludendo i genitori dal progetto educativo. Un esempio? Abbiamo assistito all’entrata di 29 associazioni di rappresentanza delle persone omosessuali all’interno dell’attività scolastica senza una parola di discussione con i genitori della scuola sulle forme e l’opportunità dell’iniziativa. I prof escono dalla classe, lasciano la cattedra ai rappresentanti delle associazioni, che parlano ex cathedra agli studenti per due ore, a loro discrezione, senza il minimo contradditorio, senza che i genitori abbiano ricevuto la minima informazione».

- Le priorità, direbbe Renzi, sono altre. Il tema del lavoro sopra tutti.
«E anche noi siamo d’accordo su questo. L’intervento sulla riduzione del cuneo fiscale è prezioso anche per la vita delle famiglie, perché produce lavoro e reddito. Ma potrebbe essere più selettivo rispetto ai carichi familiari».

- Che cosa prevedeva per le famiglie il programma elettorale di Renzi?
«I cardini delle politiche familiari sono le politiche economiche e sociali e un orizzonte familiare. Ma la famiglia non viene definita uno snodo decisivo per risolvere la crisi. Si dice: sosteniamo l’economia e mettiamo a posto la pubblica amministrazione, poi troveremo le risorse per la famiglia. Il nostro slogan invece è “ripartire dalla famiglia”. Un attore economico autonomo, un motore di sviluppo, non solo un ammortizzatore sociale. Servono sicuramente meno tasse sui figli come chiedeva il Fattore Famiglia».

- Qual è la vostra proposta?
«Il Governo ha una grande opportunità: il Piano nazionale per la famiglia, approvato il 7 giugno 2012 dal Governo Monti, che attende ancora un’esplicita attuazione. Il Piano descrive degli obiettivi: propone la famiglia come soggetto sociale, politico ed economico, individua i carichi fiscali di ciascun nucleo. La famiglia non ha bisogno di politiche assistenziali, ma che vengano rimossi gli ostacoli alla sua azione. Oggi la conciliazione tra padri, madri e lavoro è impedita da vincoli, regole e pregiudizi organizzativi delle aziende. È la famiglia a doversi adattare alle ferree leggi del mercato».

- Il ministro della Famiglia è importante? Nel Governo Renzi non c’è.
«È molto importante. L’esperienza ci dice che in assenza di una responsabilità esplicita la famiglia finisce a piè di lista come preoccupazione».

- L’esperienza dei ministeri passati non pare molto felice.
«Riccardi, Giovanardi e Bindi non avevano portafogli e i loro ministeri avevano fini quasi simbolici. Ma con Letta, che non aveva istituito un ministero e aveva assunto la delega, è andata ancora peggio: c’è sempre qualche urgenza o priorità da anteporre ai bisogni della famiglia. Sarebbe ora di metterla al centro della visione politica di un Governo».

 
 
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