«Non solo queste morti erano prevedibili, erano anche evitabili». Così padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli di Roma, commenta i 29 profughi «morti di freddo mentre cercavano di raggiungere un’Europa preoccupata solo di arroccarsi su se stessa». Proprio in visita alla mensa del centro dei Gesuiti, mentre parlava con chi lì ogni giorno riceve un pasto caldo, Papa Francesco disse che «i rifugiati sono la carne di Cristo».
Perché li definisce morti prevedibili ed evitabili?
Con Mare Nostrum questa tragedia non sarebbe successa, l’imbarcazione sarebbe stata intercettata prima che i 29 morissero di freddo dopo un’agonia in mezzo al Mediterraneo. Quando l’Europa e l’Italia annunciarono la fine della missione (31 ottobre), dicemmo chiaramente che quella decisione avrebbe portato a nuove morti. Lo sapeva bene anche chi organizzò la nuova missione di Frontex, quella attualmente in corso, perché è scritto negli stessi obiettivi: Mare Nostrum aveva lo scopo di salvare vite umane, Triton solo di difendere le frontiere di un’Europa arroccata. Per molti profughi si è tradotta in una differenza di vita o di morte: la missione italiana si spingeva in acque internazionali, quella europea solo a 30 chilometri dalle coste italiane.
Alcuni attaccavano Mare Nostrum dicendo che attraeva i profughi…
È una tesi contraddetta dai fatti: nel gennaio 2015, senza Mare Nostrum, gli arrivi sono stati superiori allo stesso mese del 2014, quando l’operazione era nel pieno dell’attività. In compenso, nel 2015 ci sono stati più morti. Le cause di partenza sono ben altre: la guerra tra bande in Libia, la crisi in Siria, dove metà della popolazione è sfollata e il solo piccolo Libano accoglie due milioni di profughi siriani (su 4 milioni di abitanti). Del resto, non ci pare che l’Europa stia facendo abbastanza per risolvere i problemi (guerra, persecuzione, dittatura, povertà) alla radice dell’emigrazione nei paesi di partenza. Proprio per questo è facile prevedere che il flusso verso l’Europa non si arresterà a breve.
Altri dicevano che Mare Nostrum costava troppo.
Su questo, come paese civile e come cristiani, dobbiamo avere una posizione di principio: affrontare il salvataggio di vite umane come una questione economica riduce la vita umana a una mera merce. L’Europa culla dei diritti è un’altra cosa!
Il Commissario Ue all’Immigrazione Avramopoulos ha twittato: «La nostra lotta contro i trafficanti continua in modo costante e coordinato».
Quest’Unione arroccata, simboleggiata dalla scelta di abbandonare Mare Nostrum, riempie invece le tasche e fa il gioco dei trafficanti, poiché li rende l’unica via per raggiungere l’Europa. Lo diciamo da tempo: l’unico modo per combattere questo traffico, sarebbe permettere degli ingressi legali, tramite canali umanitari sicuri, a chi scappa da guerre e persecuzioni ed ha diritto all’asilo politico. Come ha detto il Papa a Strasburgo, a noi pare piuttosto che l’Europa stia sfuggendo alle proprie responsabilità, lasciando sola l’Italia e soprattutto accettando, quasi abituandosi, che dei profughi vaghino in mezzo al Mediterraneo fino a morire di freddo.
Chi sono i profughi che rischiano la vita nel Mediterraneo?
Dei 170mila sbarcati nel 2014, la maggior parte erano siriani ed eritrei. Non partivano perché c’era Mare Nostrum, ma scappavano dalla guerra in Siria e dalla dittatura in Eritrea. Per loro, l’Italia è soprattutto una terra di transito, non un punto di arrivo definitivo: quasi tutti sono già andati nel Nord Europa, dove hanno parenti e migliori prospettive economiche e di assistenza. Hanno dovuto percorrere anche questo tratto, tra le frontiere interne d’Europa, in modo illegale: in base all’Accordo di Dublino, i profughi possono abitare e fare domanda di asilo solo nel primo Paese europeo di approdo, cioè l’Italia. È il paradosso di un’Europa di mentalità economicista, in cui possono liberamente circolare le merci, ma non chi scappa dalla guerra.