(Qui sopra: foto Ansa. In copertina: foto Reuters)
La sua parabola politica sembra una storia fuori dal comune. Emmanuel Macron, l'outsider centrista pressoché sconosciuto ai più fino al 2016, l'ex banchiere nell'ombra chiamato a ricoprire l'incarico di ministro dell'Economia nel 2014, si ritrova a correre al ballottaggio - contro Marine Le Pen del Front national - per la poltrona di capo di Stato della Francia. Macron è riuscito in un'impresa insperata: aggiudicarsi il primo turno delle elezioni presidenziali senza il sostegno di nessuno dei due maggiori partiti - socialisti e Républicains - alla guida di un movimento, "En marche!" lanciato da lui stesso solo nel 2016. E, se vincerà al ballotaggio del 7 maggio, sarà il presidente più giovane della storia di Francia.
Anche la sua parabola biografica sembra una favola: figlio della provincia francese, originario di una famiglia della media-borghesia della cittadina settentrionale di Amiens, genitori medici, istruzione in una scuola gesuita, Macron conosce la donna della sua vita mentre è alle scuole superiori: lui ha 16, lei Brigitte Trogenaux, 24 anni più di lui, è insegnante di francese e latino, sposata e madre di tre figli. A un corso di teatro di cui Brigitte è responsabile, fra i due scocca la scintilla. E a nulla serve l'allontanamento a Parigi - per frequentare l'ultimo anno di superiori - del giovane e determinato Macron, che ha le idee ben chiare. La relazione fra i due va avanti. Lui le promette che la sposerà. E ha ragione. Brigitte lascia il marito e nel 2007 i due si sposano. La coppia oggi è inseparabile e affiatata. I due vivono a Parigi con i tre figli di lei e del primo marito. Lei non insegna più, è costantemente al fianco dell'ambizioso consorte, lo assiste nella campagna elettorale.
Laureato alla rinomata ed elitaria "Science Po", l'Istituto di studi politici di Parigi, Macron ha lavorato nel mondo della finanza come banchiere d'affari presso Rothschild. Come ministro dell'Economia, dell'Industria e del Digitale - dal 2014 al 2016 nel secondo Esecutivo di Manuel Valls - si è attirato le antipatie di buona parte dei socialisti per alcune sue prese di posizione ben poco di sinistra in tema di lavoro, a partire dalla legge che permette alle aziende di rinegoziare la settimana lavorativa di 35 ore e di assumere e licenziare con più facilità (scatenando un'ondata di scioperi in Francia).
Con il movimento indipendente "En marche!" (nome ufficiale "Association pour le renouvellement de la vie politique") Macron ha preso defintivamente le distanze dal Partito socialista. Con il suo orientamento centrista, fondato su liberalismo, convinta adesione all'Unione europea e sostegno al multiculturalismo, "En marche!" mira a offrire una visione politica più moderata, rassicurante, dialogante rispetto ai toni infiammati del Front national dell'agguerrita Le Pen. «Voglio andare oltre i risultati di stasera e unire tutti i francesi», ha dichiarato Macron dopo i risultati del primo turno. «Porterò avanti l'esigenza di ottimismo e la speranza che noi vogliamo per il nostro Paese e per l'Europa. Spero tra 15 giorni di diventare presidente del popolo francese, dei patrioti, per farla finita con tutti i nazionalismi».