Il primo premio se l’è aggiudicato il Liceo Scientifico Galileo Galilei di Catania, con un progetto che intende usare i lieviti ricavati dal mosto d’uva per contrastare la muffa delle arance rosse, una vera piaga per l’economia del territorio. Però c’è anche chi, in Puglia, ha pensato a come dare nuova vita ai gusci di cozze e gamberi, chi, in Sardegna, ha ideato sistemi per rigenerare i terreni colpiti da incendi, chi si è occupato di moda sostenibile, chi ha pensato di usare alcuni microorganismi per produrre energia elettrica.
È un campionario di idee che lasciano a bocca aperta quello emerso dall’edizione 2023 di Mad for Science, cioè, letteralmente, “Pazzi per la scienza”, un concorso che promuove la passione scientifica tra i più giovani e valorizza l’attività didattica svolta negli istituti superiori.
Il progetto è realizzato dalla Fondazione DiaSorin, legata all’omonima azienda, leader nel settore delle biotecnologie e dei test diagnostici. Ogni anno, dal 2016, vengono premiate e sostenute le idee più promettenti nell’ambito della cura ambientale, della salute, della valorizzazione del territorio.
Si iscrivono a Mad for Science centinaia di scuole (licei, ma anche istituti tecnici) con proposte di ogni genere. Dopo una serie di selezioni, vengono scelti gli 8 progetti finalisti, ciascuno dei quali rappresentato da 5 studenti e da un insegnante di scienze.
Nella fase finale, il contest, ogni gruppo è chiamato a esporre la propria idea davanti a una giuria di altissimo profilo, che pone domande e chiede approfondimenti.
Dopodiché la giuria decreta gli istituti vincitori, cui vanno premi in denaro (75.000 € è quello in palio per il primo classificato) volti alla creazione di un biolaboratorio tecnologicamente evoluto, luogo ideale per iniziare, già da giovanissimi, ad immergersi nel mondo della ricerca. Per la realizzazione dei progetti, le scuole hanno la responsabilità di coinvolgere realtà locali, ad esempio università, aziende e centri di ricerca del territorio. In 7 anni di progetto, sono state coinvolte oltre 545 scuole e attivato 300 collaborazioni con enti di vario genere. 10 i biolaboratori completamente rinnovati. E, complessivamente, la Fondazione DiaSorin ha erogato oltre 1 milione di Euro. Tante sono le sorprese dell’edizione 2023. Salta all’occhio, innanzi tutto, una forte presenza del Sud e delle aree tradizionalmente (ma colpevolmente) considerate più fragili. 3 degli istituti finalisti provengono dalla Puglia, uno dalla Sicilia, uno dalla Sardegna, uno dall’Abruzzo.
Colpisce anche la preparazione degli studenti, abili a cogliere gli spunti proposti dalla giuria (5 scienziati, tutti con profili di altissimo livello) e soprattutto a proporre idee concrete, connotate in base alle caratteristiche del territorio e capaci di incidere direttamente sui sistemi ambientali ed economici.
E la chiave di Mad for Science, possibile solo grazie a investimenti convinti e sostanziosi, è proprio questa: permettere ai ragazzi di fare ciò che uno scienziato fa nella vita reale, cioè sperimentare, scontrarsi con ostacoli e insuccessi, trovare vie alternative per risolvere un problema, ma anche avere la mente aperta e, sulla base dei dati sperimentali, intuire possibili filoni di ricerca diversi da quelli originariamente individuati.
Il contest di Torino, che si è svolto all’interno delle Officine Grandi riparazioni (ex complesso industriale destinato alla manutenzione dei treni, oggi polo dell’innovazione e della cultura) è stato davvero un’occasione di protagonismo e visibilità per i ragazzi, tutti in qualche modo vincitori (sul piano morale, ma anche economico, visto che alle scuole finaliste viene garantito un contributo di diecimila euro per l’acquisto di reagenti e piccola strumentazione di laboratorio). Non importa se, per l’emozione, qualche volta il discorso si inciampa, non importa se gli ambiti di studio, potenzialmente sconfinati (a cavallo tra chimica, fisica e biologia) si conoscono solo in modo generale. Contano la passione, l’intuito, la capacità di lavorare in squadra e la voglia di mettersi in gioco, senza lasciarsi frenare da difficoltà e rischi.
«Porterò questa esperienza per sempre con me» racconta Francesco Pieracciani, 18 anni, uno tra i giovani siciliani vincitori del primo premio, che sogna un futuro da medico. «E se io, che sto per concludere l’ultimo anno, ho potuto vedere solo l’inizio del progetto, sono felice di un risultato che coinvolgerà i futuri studenti. Di sicuro è stato bello poter lavorare su un problema molto sentito nella nostra terra, visto che l’arancia rossa è un prodotto d’eccellenza e che la muffa crea ogni anno ingenti danni».
«È fondamentale che i ragazzi crescano con una solida mentalità scientifica» ha affermato, durante la premiazione, Francesca Pasinelli, presidente della giuria e della Fondazione DiaSorin, ma anche direttore generale di Telethon.
«Alcuni dei ragazzi presenti domani diventeranno dei ricercatori, cosa di cui, ovviamente, da scienziati non possiamo che essere felici. Però anche coloro che prenderanno strade diverse, sicuramente saranno cittadini più informati, più consapevoli e capaci di prendere decisioni appropriate di fronte a temi scientifici, ad esempio sull’efficacia di un vaccino». «Mettere “le mani in pasta”, capire la bellezza della sperimentazione, affezionarsi a un progetto utile per la collettività: ecco quello che cerchiamo di offrire agli studenti» ha aggiunto Carlo Rosa, amministratore delegato di DiaSorin. «Li accompagniamo con strumenti concreti, aiutandoli a diventare, davvero, “Mad for science”, pazzi per la scienza».