Padre Rosario Stroscio, salesiano, nato in Sicilia 94 anni fa, da 50 missionario in India, vive a Calcutta ed è stato consigliere spirituale di Madre Teresa. Lo ha incontrato il giornalista Aldo Cazzullo, la lunga intervista è uscita sul Corriere della Sera del 21 ottobre scorso ed è arricchita da tanti ricordi. Tanti, ma almeno un paio un po’ imprecisi.
Ho scritto due libri sulla Madre, La Matita di Dio e La Mistica degli ultimi (Paoline), sono stata con lei un mese a Calcutta e l’ho incontrata più volte a Roma. Per questo, mi permetto di correggere almeno due affermazioni del missionario. La prima riferisce che, quando la Madre lasciò il convento per cercare i poveri nelle strade, «il gesuita belga padre van Exem la trattò quasi con disprezzo e lei con umiltà non si ribellò». È vero il contrario, come mi raccontò padre Celeste van Exem: «Nell’agosto del 1948 consegnai a Madre Teresa il decreto di esclaustrazione concessole da Pio XII. In pratica, la Madre restava suora ma poteva lasciare il convento e vivere da sola. Il giorno dopo andò al bazar e si comperò due sari di cotone bianco con l’orlo azzurro, quelli delle indiane povere. Così cominciò la sua vita in soccorso degli ultimi».
Ed ecco la seconda affermazione di padre Rosario: «Anche la Madre aveva paura di morire. E tremava». Non è vero, come mi disse il dottor Vincenzo Giulio Bilotta, il cardiologo che la curò: era il 5 settembre dell’89, Madre Teresa stava a Roma, ebbe un attacco di cuore e fu ricoverata nella clinica Salvator Mundi.
La diagnosi fu: coronaropatia cronica ingravescente. Lei così sdrammatizzò con le consorelle: «Il dottore dice che ho un bad heart, un cuore cattivo. Ma voi sapete che io ho un buon cuore, quindi niente paura». Venne dimessa e Bilotta le raccomandò vita tranquilla, niente ansie, niente viaggi. La Madre lo ascoltò con compunzione, infine disse: «Caro dottore, se Dio vuole che io muoia, a me sta bene. Lui sa quando e dove, perciò non me ne preoccupo». Tutto questo per dire che a volte i ricordi fanno lo sgambetto.