L'obiettivo è quello di scongiurare le conseguenze della carenza di iodio. Gran parte delle donne migranti, infatti, provengono da aeree classificate come insufficienti dal punto di vista dell'assunzione di iodio. Carenza che si trasferisce nei nascituri con conseguenze che vanno dal grave ritardo mentale a problemi di crescita, a mortalità infantile a infertilità. Ibsa, insieme con i gesuiti del San Fedele di Milano, ha lanciato una campagna in Italia, Albania e Camerun per sensibilizzare le future mamme alla prevenzione attraverso la distribuzione di questionari in sei diverse lingue e, in alcuni casi, con la distribuzione gratuita nei centri di accoglienza, in Italia, dell'integratore Thirodium Ibsa.
Come è stato spiegato presentando la campagna nella sala stampa di radio Vaticana, la carenza di iodio, secondo i dati di Who e Unicef, rappresenta la più importante causa evitabile di danni cerebrali a livello globale: le persone che vivono in aree affette da grave carenza iodica possono avere un QI fino a 13.5 punti inferiore rispetto a chi vive in aree in cui la presenza di iodio è adeguata. Un deficit mentale, questo, che ha un effetto immediato sulla capacità di apprendimento dei bambini, sulla salute delle donne, la qualità di vita e la produttività economica.
Al progetto, oltre Ibsa Farmaceutici Italia in qualità di promotore, e ai gesuiti del San fedele, partecipa anche il mondo accademico con gli studi condotti nell’Università di Pavia, i gesuiti di Tirana, la Caritas Internationalis e l’Arcidiocesi di Bamenda, in Camerun.
per diffondere la campagna è stata creata la sezione "Spazio pazienti" nel portale www.tiroide.com